Andrew Howe, a “Verissimo”, ha raccontato di avere attraversato un periodo buio: “Non credevo assolutamente più in me stesso, avevo paura di uscire, di confrontarmi con gli altri. Mi chiudevo costantemente in me, mi sentivo di non meritare la fama che avevo conquistato. Molte persone non si rendono conto che gli sportivi dentro di loro avvertono una necessità molto simile all’elaborazione di un lutto. Non avendo mai raggiunto la vittoria delle Olimpiadi – avrei voluto andare a Tokyo 2020 -, non mi sono più sentito me stesso. Ad aiutarmi sono stati mia mamma, mio fratello, i miei amici. Loro mi hanno sempre sostenuto, però le persone a te care possono aiutarti fino a un certo punto”.



Oggi, Andrew Howe ha deciso “di ritirarmi, ma non smetterò di allenarmi. Lo sport per me resterà parte integrante della mia vita. Il futuro? Vorrei allenare un po’ di piccolini, poi sono personal trainer, sono un patito del fitness. Non mi dispiace nemmeno il mondo dello spettacolo”. (aggiornamento di Alessandro Nidi)

ANDREW HOWE OSPITE A ‘VERISSIMO: “MI RITIRO, ORA VOGLIO…”

Ci sarà anche Andrew Howe nel ricco parterre di ospiti di questa puntata del sabato di “Verissimo”, primo appuntamento di storie inedite per questo 2023: e per il 37enne velocista e lunghista italiano, nato però in quel degli Stati Uniti, sarà una sorta di esordio nel salotto televisivo di Silvia Toffanin dove si racconterà tra la carriera sportiva ma anche il privato di cui non si sa molto. Infatti l’atleta nato in California ma cresciuto in Italia, in quel di Rieti, era stato da giovanissimo una delle stelle più fulgide del movimento tricolore, stabilendo diversi record e ottenendo pure diversi risultati di prestigio nella prima decade degli Anni 2000. In attesa di ascoltare la sua intervista in cui annuncerà il suo ritiro, scopriamo qualcosa su Andrew Howe.

Nato nel 1985 a Los Angeles da un padre di origini tedesche ma passaporto americano, Andrew Howe ha però legato il suo destino sin da piccolo al Bel Paese: dopo la separazione dei genitori, si trasferì con la madre Renée Felton nel Lazio dove pian piano aveva cominciato ad appassionarsi all’atletica: il talento c’è e pure precoce tanto da mettersi in mostra prima nella rassegna iridata per gli Allievi del 2001, poi ecco i Mondiali Juniores a Grosseto nel 2004 con due medaglie d’oro e tutti che cominciano a parlare di lui. Il passo successivo, visti i risultati, sono le Olimpiadi di Atene dello stesso anno ma un infortunio (uno dei tanti che l’hanno martoriato in carriera) gli chiude la strada per le semifinali dei 200 metri. Il grande ritorno è a 21 anni agli Europei di Goteborg dove si consacra come stella dell’atletica italiana con la medaglia d’oro nel salto in lungo.

ANDREW HOWE, “GLI ATLETI FORTI SONO ALLE OLIMPIADI, MENTRE IO…”

Sembra l’inizio di una carriera scintillante e per qualche tempo lo è: già nel 2007 Andrew Curtis Howe fa il bis di ori agli Europei Indoor di Birmingham e poi ecco l’argento ai Mondiali di Osaka dove va a un passo dalla storia perdendo il duello finale con Irving Saladino che lo beffa proprio all’ultimo salto. Da allora però cominciano una serie di stop che ne mineranno la carriera sino ad oggi, 37enne e alle soglie del ritiro agonistico: nuova delusione alle Olimpiadi 2008, a cui partecipa stavolta ma patisce una cocente eliminazione, poi ecco un nuovo calvario di infortuni che lo porteranno nel 2011 ad abbandonare il salto il lungo tanto amato per concentrarsi sulla velocità ma tra infortuni (pure la rottura del tendine d’Achille) e prestazioni non all’altezza la sua stella si eclissa. Dopo la mancata chiamata per le Olimpiadi del 2012 ecco un primo addio e poi il ritorno alle gare nel periodo 2013-2016.

Il prossimo anno sarà l’ultimo da atleta agonistico: lo farò da atleta mediocre, ma divertendomi” aveva scritto l’anno scorso Andrew Howe in un post su Instagram (anticipando quanto rivelerà in esclusiva a “Verissimo”, NdR), allegando un video di un suo bel salto in lungo in allenamento e lasciandosi andare a una riflessione retrospettiva sulla sua carriera. Ammettendo di stare guardando le Olimpiadi in tv, si era lasciato andare a un piccolo sfogo dato che si ritrovava “con un pugno di mosche in mano a fine carriera… Forse sono stato sopravvalutato: gli atleti forti stanno a Tokyo, partecipano e prendono le medaglie” aveva scritto il 37enne, alludendo pure al fatto che lui nella competizione a cinque cerchi vantava solo due partecipazioni, da 19enne ad Atene e poi a Pechino. “Ma è colpa mia” era la chiosa, rammaricandosi per i tanti sacrifici fatti e annunciando l’addio alle gare a breve. “Mi voglio divertire e fare tutte le gare che ho sempre amato per chiudere con un sorriso e salutare questo sport che ho sempre amato”.