Un giallo senza fine quello di Angela Celentano, eppure le indagini proseguono: c’è stata una proroga di 6 mesi a 28 anni da quando la bambina è scomparsa nel nulla sul Monte Faito. La giudice delle indagini preliminari di Napoli, Federica Colucci, ha motivato la decisione spiegando che, nonostante i solleciti effettuati dal procuratore al ministero della Giustizia, non sono arrivate novità dalla Turchia, inoltre non ci sono state risposte in merito ai tempi di evasione della rogatoria.
Tale decisione è stata presa a maggio, ma la notizia è emersa solo nelle ultime ore e riguarda la stessa giudice che l’anno scorso si rifiutò di procedere con l’archiviazione per l’ultimo filone dell’inchiesta rimasto aperto sul caso di Angela Celentano. Si tratta di aspetti che richiamano la “pista turca” che era stata avviata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dia) di Napoli nel 2009. La pista emerse in seguito a una specie di inchiesta indipendente di una cittadina italiana, secondo cui una piccola isola turca di Buyukada come luogo dove si troverebbe la bambina, che vivrebbe con un uomo che ritiene sia suo padre.
Secondo questa cittadina, sarebbe stato un prelato a farle delle confidenze che l’avrebbero spinta verso questa pista. Infatti, aveva appreso da una donna nel confessionale tutto ciò e prima di morire le avrebbe rivelato tutto per liberarsi di questo peso dalla coscienza.
ANGELA CELENTANO, LA PISTA TURCA DA APPROFONDIRE
La donna sarebbe andata in Turchia per verificare le rivelazioni e avrebbe scoperto che era tutto vero: ha incontrato quell’uomo con un pretesto, indicando la presenza di una cicatrice sul collo, e avrebbe aggiunto che Angela Celentano vive con lui. Quanto raccolto in quell’indagine personale in Turchia, tra cui una fotografia della bambina scomparsa, è confluito in un fascicolo d’inchiesta, infatti furono mandati investigatori italiani per interrogare l’uomo, ma alla fine chiesero l’archiviazione del caso.
Per la gip, invece, la pista turca va approfondita, anche perché sarebbe stato interrogato il sospettato sbagliato, visto che la persona sentita non aveva alcuna cicatrice sul collo. Per questo negò l’archiviazione e dispose nuovi approfondimenti, eppure non sono emerse novità finora, perché niente è arrivato dalla Turchia e dal ministero della Giustizia, in quest’ultimo caso riguardo la tempistica della rogatoria. In virtù della mancata collaborazione turca, il pm ha chiesto altro tempo e ha ottenuto la proroga dell’inchiesta per altri sei mesi.
ERRORI NELL’INDAGINE?
Il fascicolo è enorme stando a quanto dichiarato dall’avvocato Luigi Ferrandino, legale dei genitori di Angela Celentano, con le traduzioni ancora da completare. Andrà chiesto il via libera per formare il gruppo dell’Interpol che dovrà proseguire le indagini in Turchia. Comunque, come spiegato dal legale a QN, la proroga scadrà tra ottobre e novembre. Per quanto riguarda l’interrogatorio dell’uomo sospettato, non si sbilancia su un eventuale errore: bisogna verificare se effettivamente è stata sentita un’altra persona o se invece c’è stato un errore di trascrizione.
C’è ovviamente prudenza e attenzione in merito alle indagini sulla scomparsa di Angela Celentano, ma anche l’intenzione di non lasciare nulla al caso: la pista turca, come le altre, vanno approfondite per fugare ogni dubbio, ha concluso il legale.