Sulle colonne del settimanale “Oggi” campeggia un’intervista alla signora Angela, madre di Attilio Manca, urologo originario di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) che morì a 34 anni nel suo appartamento di Viterbo, tra il 10 e l’11 febbraio 2004: fu un’esecuzione mafiosa? Il dubbio, a distanza di diciassette anni, rimane. Il ragazzo aveva appena curato Bernardo Provenzano, durante il suo periodo di latitanza del boss e, probabilmente, era divenuto un testimone scomodo, che avrebbe potuto parlare e dire quello che aveva visto.



L’autopsia condotta sul cadavere decretò che a uccidere Manca fu un’overdose di eroina, ma i suoi familiari non hanno mai creduto alla vicenda e in Appello è stata assolta la donna che fu accusata di avere dato la presunta dose ad Attilio. “Il caso si riapre – ha affermato la madre della vittima –. Monica Mileti, la pretesa pusher, è stata scagionata perché il fatto non sussiste. Mio figlio non ha acquistato l’eroina da nessuno. si tratta semmai di scoprire chi gliel’abbia iniettata brutalmente. Lui non si drogava, era un grandissimo urologo. Si è trattato di un omicidio mascherato”.



ANGELA, MADRE DI ATTILIO MANCA: “PROVENZANO LA SUA ROVINA”

Come fa notare Angela, madre di Attilio Manca, sulle colonne di “Oggi”, nella foto del cadavere il ragazo ha il setto nasale deviato, segno di una colluttazione e, inoltre, i segni delle punture di eroina nel braccio sinistro sono incompatibili, perché il medico era mancino: come avrebbe potuto iniettarsele autonomamente? Come se non bastasse, in casa le siringhe sono state trovate chiuse. “Vivo da diciassette anni con il rimpianto di non avere dato l’estrema carezza a mio figlio – ha asserito la signora Angela -. Da madre avrei intuito tutto subito, guardando il suo corpo. Potessi, l’aprirei con le mie mani quella bara”. Nel 2003 suo figlio era stato a Marsiglia per operare Provenzano: “Ci aveva raccontato del viaggio in Francia, ma disse che era andato per vedere un intervento, voleva proteggerci. Anche perché lui inizialmente non sapeva che il paziente da operare fosse Provenzano. L’ha scoperto in un secondo momento e quella è stata la sua rovina”.

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