LO SFORZO DI MERKEL PER EVITARE LA GUERRA IN UCRAINA: “IMPEGNO NATO ALL’ADESIONE UN’ILLUSIONE DI SICUREZZA”
Guardare la foto qui sopra fa impressione: Angela Merkel con i leader di Francia, Ucraina e Russia nel vertice geopolitico all’Eliseo di Parigi non è un’era geologica fa (era il 2019) eppure è come se lo fosse. Innanzitutto dopo 5 anni la Cancelliera tedesca è l’unica che non è più al suo posto: Macron si avvia a chiudere il suo secondo mandato con consensi ai minimi storici, ma sopratutto Ucraina e Russia sono in guerra da 1000 giorni e quel vertice in Francia rappresenta l’ultima volta che Zelensky e Putin si sono incontrati prima del conflitto avviato da Mosca con l’invasione nel Donbas del 2022.
Nel suo libro a breve in uscita ma anticipato in alcuni contenuti riservatissimi dal “Die Zeit” – e in Italia dal “Corriere della Sera” – Merkel parla del suo passato sotto la DDR, degli anni da leader tedesca (ed europea, ndr) nel difficile mondo multipolare che si stava già costruendo e che è poi sfociato nel caos da terza guerra mondiale a “pezzi” di oggi. Ma sopratutto, tra le parti “spoilerate” dai media, emergono riflessioni importanti per quanto avviene ancora oggi, con Kiev e Mosca alle soglie davvero di uno scontro potenzialmente nucleare con (parte della) NATO e Putin impegnati a dichiarazioni sempre più roboanti e dagli scenari futuri inquietanti.
Merkel racconta come già nel 2008 assieme alla Francia si oppose all’ingresso dell’Ucraina nell’alleanza Nato, ritenendo del tutto illusorio il fatto che bastasse lo status di «candidato all’adesione per proteggere l’Ucraina (ma anche la Georgia, ndr) dall’aggressione di Putin». La Germania frenava mentre gli Stati Uniti di Bush jr e Obama puntavano dritto a costituire un avamposto atlantico a due passi da Mosca: già all’epoca quanto oggi, non bisogna sottovalutare il leader del Cremlino, riflette l’ex Cancelliera della CDU, anche se la stessa Angela ritiene che non si possa agire solo in ordine alla deterrenza.
LO SCONTRO MERKEL-PUTIN E L’ATTACCO A TRUMP: COSA HA DETTO L’EX CANCELLIERA
L’accordo trovato per esprimere un molto vago futuro impegno della Nato (e dell’Unione Europea) per un’adesione dell’Ucraina non servì a placare Vladimir Putin, in quanto – secondo Angela Merkel nel suo nuovo libro “Libertà” – l’aver anche solo posto il tema di un’adesione rappresentava per la Russia una vera «dichiarazione di guerra dall’Occidente». Va aggiunto come all’epoca, solo una parte minoritaria della popolazione ucraina sosteneva l’intento di entrare nei Paesi Nato, elemento che crebbe dopo le rivoluzioni “arancioni” e sopratutto la guerra in Crimea.
Secondo Merkel, Putin non voleva affatto costituire una struttura democratica e indipendente in Ucraina e in Georgia, semmai «voleva contrastare il fatto che gli Stati Uniti fossero usciti vincitori dalla Guerra Fredda». Mosca voleva far rimanere la Russia in un ordine mondiale e multipolare dove fosse del tutto indispensabile e alternativa agli Stati Uniti con il resto dell’Occidente: l’impegno per un’adesione dell’Ucraina invece, anche se mitigato da Merkel e dai leader europei più scettici in tal senso, ha di fatto distrutto il delicato equilibrio raggiunto. Nelle sue pagine Merkel ripercorre anche un incontro molto “franco” tra lei e Putin con il leader del Cremlino che le confidò «non sarai cancelliera per sempre. E allora Georgia e Ucraina entreranno nella Nato».
Mosca voleva impedire questa evoluzione, mentre Merkel replicò che neanche Putin sarebbe rimasto presidente per sempre: di fatto però fino ad oggi così è avvenuto e il mondo si guarda dalla minaccia nucleare anche, se non proprio in conseguenza, dei fatti avvenuti dopo quel famoso vertice de 2008. Secondo Merkel anche la venuta di Donald Trump negli ultimi anni non ha migliorato la situazione (sebbene la guerra sia cominciata sotto la Presidenza Biden-Harris e rischia l’escalation proprio per le decisioni attuali della Casa Bianca) in quanto per l’ex Cancelliera il Presidente americano sarebbe «molto affascinato dal presidente russo»; addirittura, per la leader tedesca, lo “tycoon” ammirerebbe i politici «con tratti autocratici e dittatoriali lo affascinassero».