Potrebbe non finire mai in carcere Angelika Hutter, la 34enne tedesca che l’anno scorso travolse e uccise con la sua auto a Santo Stefano di Cadore un bambino di due anni, il padre Marco Antoniello e la nonna Maria Grazia Zuin. L’imputata ha chiesto il patteggiamento, tramite il legale, all’udienza preliminare che si è tenuta a Belluno. Il pm Simone Marcon ha stabilito che la pena congrua, basata sul calcolo di attenuanti e aggravanti, non può essere inferiore a 4 anni e 8 mesi. La decisione è prevista l’8 ottobre, nel frattempo la gup Elisabetta Scalozzi entrerà in possesso di una nuova relazione clinica della struttura che sta ospitando Hutter.
Per quanto riguarda il calcolo, questo è stato fatto partendo dal massimo della pena, che ammonta a 7 anni per quanto riguarda l’omicidio stradale plurimo, ma va ridotta per l’infermità mentale che è stata riconosciuta all’imputata Angelika Hutter, a cui spetta un ulteriore sconto per il risarcimento di 3,5 milioni alle vittime effettuato dall’assicurazione (in virtù di ciò la vedova Elena Potente e suo padre, scampati alla strage, non si sono costituti parte civile per questo motivo) e per le attenuanti generiche, visto che non era né drogata né aveva un tasso alcolemico superiore al livello consentito.
ANGELIKA HUTTER PATTEGGIA? L’IRA DEI PARENTI DELLE VITTIME
«Eravamo preparati a questo, conosciamo le leggi, ma non pensavamo che una persona che ha ucciso tre innocenti in un accesso di ira potesse cavarsela così», ha dichiarato Luigi Antoniello, come riportato dal Gazzettino. Il papà di Marco, ucciso insieme al figlioletto, si è detto sconcertato perché ritiene che si stia facendo passare Angelika Hutter come una vittima, ma in realtà lo sono i parenti morti e loro. Inoltre, la si sta facendo passare come una persona che ha avuto uno scatto d’ira dovuto all’infermità mentale, ma in realtà «andava a oltre 90 chilometri all’ora quando li ha investiti: è un gesto volontario».
Infatti, non fu riscontrato alcun segno di frenata o di sterzata. Comunque, Luigi Antoniello preferisce commentare quando il processo sarà terminato, quindi al momento non può fare altro che affidarsi alla giustizia italiana, «anche se abbiamo la morte nel cuore». Angelika Hutter attende di conoscere la sua sorte nella struttura sanitaria dove è stata trasferita per sottoporsi ad alcune cure in seguito alla scadenza dei termini della carcerazione preventiva che stava scontando nel carcere di Venezia.