È morto nella notte di Natale Angelo Burzi, ex consigliere regionale ed ex assessore regionale del Centrodestra in Piemonte: si sarebbe suicidato, spiegano le prime analisi degli inquirenti dopo aver ritrovato il corpo del fondatore di Forza Italia in Piemonte (nel 1993) con un colpo sparato in testa nella sua casa di Piazza Castello (Torino).



Aveva 73 anni, un’arma regolarmente registrata e che sarebbe stata proprio la pistola ritrovata di fianco al suo corpo dai Carabinieri di Torino (fonte “Corriere della Sera”): dopo lunghe vicende giudiziarie per il caso “Rimborsopoli”, lo scorso 14 dicembre Angelo Burzi era stato condannato a 3 anni nell’ambito del processo per presunte irregolarità nell’utilizzo dei fondi destinati al funzionamento dei gruppi del Consiglio regionale. Secondo quanto riportato ancora dalle forze dell’ordine della Stazione Po Vanchiglia, Burzi avrebbe lasciato alcune lettere destinate alla moglie e alle due figlie: si indaga per capire le motivazioni che avrebbero portato al drammatico suicidio ma non è da escludere che possano dipendere proprio dall’ennesimo duro colpo ricevuto in ambito giudiziario.



MORTO ANGELO BURZI, LE DURE REAZIONI DELLA POLITICA

L’ultima condanna per “Rimborsopoli Piemonte” aveva molto angosciato e preoccupato Angelo Burzi, che si è sempre dichiarato innocente e perseguitato dalle inchieste giudiziarie: lo rivela l’ex Presidente di Regione Piemonte Roberto Cota, anche lui condannato nell’ambito Rimborsopoli, «Angelo era intelligente, ma soprattutto di grande onestà e rettitudine. Ha vissuto con profonda ingiustizia Rimborsopoli, sulla quale credo sia ora necessario un approfondimento». È commosso e distrutto l’ex Governatore leghista nella sua intervista all’ANSA dopo il suicidio nella notte di Natale dell’amico Burzi, «In questi anni ho cercato di stargli accanto, ma ognuno reagisce a modo proprio Angelo non si dava pace della ingiustizia con cui è stata gestita la vicenda Rimborsopoli, una delle pagine più incredibili della recente storia giudiziaria che, tra l’altro, ha portato ad un inspiegabile differenza di risultati rispetto a spese assolutamente uguali e anche a sentenze diverse su fatti analoghi. Per questo credo sia necessario un serio approfondimento pubblico della vicenda, perché c’è stato un accanimento giudiziario che dura ormai da quasi dieci anni». Al “Corriere della Sera”, ancora Cota spiega di aver sentito di recente Burzi, «era molto provato, giù di morale. Viveva tutta questa situazione con un senso di profonda ingiustizia». Per il sindaco di Torino in quota Pd Stefano Lo Russo, «È stata una persona con la quale era sempre intenso il dialogo e il confronto politico, un punto di riferimento per l’area liberale e come promotore di dibattito politico cittadino. Alla sua famiglia e alle tante persone che gli volevano bene va il mio cordoglio». Cordoglio bipartisan, con il gruppo M5s Piemonte in Parlamento che fa sapere in una nota, «profondo cordoglio per la scomparsa di Angelo Burzi. Perdiamo un politico di valore a cui va riconosciuto, pur nella diversità delle posizioni politiche, l’impegno e il lavoro a favore dei piemontesi. La più sincera vicinanza va alla sua famiglia duramente colpita dal doloroso evento». Particolarmente colpito e intristito dal suicidio di Angelo Burzi l’amico viceministro allo Sviluppo Economico Gilberto Pichetto (FI), «Rimango senza parole nell’apprendere la notizia della tragica scomparsa di un amico, di un collega, di un consigliere regionale tra i più illustri del nostro Piemonte. Ma più di ogni altra cosa Angelo Burzi è stata una persona schietta e diretta. La sua morte lascia un incolmabile vuoto in tutti coloro che lo hanno conosciuto e in chi, come me, ha avuto la fortuna di lavorare a lungo con lui». Chi invece non si ferma al “cordoglio” ma punta il dito sulla situazione giudiziaria avvenuta negli anni contro Burzi è l’ex parlamentare di FdI Guido Crosetto, amico personale dell’ex assessore al bilancio dal 1997 al 2002 in Piemonte: «Questa notte, Angelo Burzi, amico da 20anni, intelligente e raffinato, uomo scorbutico, arguto, tenero e profondo, ha deciso che non valeva più la pena vivere in questo mondo. Piegato da anni di assurde ingiustizie e violenze giudiziarie, ha detto “basta!”. Addio, amico mio»; in un secondo Tweet nel giorno di Natale, Crosetto aggiunge «Non riesco a trattenere la rabbia, mi scuso. Da questa mattina non riesco a pensare che al suicidio di un uomo perbene e di ciò che lo ha spinto a quel gesto. Contro di lui (e molti altri) hanno usato la giustizia. Perché c’è gente che l’amministra solo per combattere nemici».