Soldatino Angelo Di Livio è sempre stato molto discreto e riservato sulla sua vita privata e di conseguenza non si hanno moltissime informazioni al di là della sua lunga carriera calcistica. Era soprannominato soldatino perché in campo dava tutto se stesso, macinando chilometri e chilometri per tutto il rettangolo verde. Quel che gli chiedevi di fare faceva, rispondendo con abnegazione alle richieste dei suoi allenatori. Parliamo del classico giocatore che ogni tecnico vorrebbe avere a disposizione nella propria squadra, in quanto esempio di generosità per i compagni. Angelo Di Livio non era un avversario facile, con la sua grinta e il suo tempismo era una spina nel fianco molto scomoda.



Fu una pedina fondamentale per Marcello Lippi alla Juventus, ma scrisse pagine importanti anche con la maglia della Fiorentina, indossando la casacca viola per ben sei stagioni. Sul suo curioso nomignolo, in una intervista rilasciata a Guerin Sportivo, Di Livio raccontò: “Me lo diede Roberto Baggio per il mio modo di correre, spalle strette e braccia distese lungo i fianchi. Un giorno durante una sessione di allenamento mi disse che sembravo un soldatino. Così è nato il nomignolo, al quale, lo dico con totale sincerità, sono molto affezionato”.



I trascorsi umili di Angelo Di Livio: “Facevamo fatica ad arrivare a fine mese”

Angelo Di Livio è arrivato a grandi livelli dopo una lunga gavetta, affrontata con un’umiltà fuori dal comune. “Io vengo da una famiglia normale”, ha raccontato l’ex centrocampista parlando della sua famiglia, del padre Amerigo e di mamma Antonia, che faceva la casalinga. “Si faceva un po’ fatica ad arrivare a fine mese. Io ho smesso di studiare dopo la terza media e ho iniziato a lavorare in un negozio di casalinghi, poi in uno di scarpe. Mattina lavoro, pomeriggio allenamenti. Ho imparato il senso del sacrificio e il gusto per la conquista, mentre mi rode un po’ non aver studiato di più”, ha detto l’ex giocatore di Juventus e Fiorentina.



Dopo aver detto addio al calcio, oltre a ricoprire il ruolo di opinionista e dedicarsi alla famiglia e ai figli, ha allenato i ragazzi della Roma e poi ha ritrovato il suo allenatore Marcello Lippi, entrando nel suo staff quando era alla guida della Nazionale azzurra.