L’omicidio di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica ucciso nella frazione di Acciaroli con 9 colpi di pistola nel 2010, al centro di una inchiesta de Le Iene presentano Inside con una esclusiva intervista, in onda domenica 6 novembre dalle 20.30, all’uomo che sarebbe stato “incastrato” nelle maglie di un presunto depistaggio come “colpevole perfetto” salvo poi rivelarsi estraneo ai fatti: Bruno Damiani, soprannominato “Il brasiliano” per le sue origini e finito al centro delle indagini come presunto assassino dell’allora primo cittadino. Nel luglio scorso una clamorosa svolta con l’iscrizione di 9 nomi nel registro degli indagati tra cui alcuni carabinieri che, secondo l’ipotesi accusatoria avanzata dalla Procura di Salerno, avrebbero “artatamente” indirizzato il fuoco investigativo sul profilo di Damiani così da occultare la verità sul delitto di Angelo Vassallo.



Stando alla nuova pista che avrebbe portato al fascicolo di cui sopra, Angelo Vassallo potrebbe essere stato ucciso dopo aver scoperto un importante traffico di droga nel cuore del comune del Cilento che amministrava, un presunto giro di ingenti quantità di stupefacenti che non escluderebbe il coinvolgimento di carabinieri infedeli, imprenditori e uomini di camorra. Angelo Vassallo fu assassinato il 5 settembre di 12 anni fa e ancora oggi il caso è senza colpevoli. Le 9 persone attualmente indagate sarebbero accusate, a vario titolo, di omicidio e associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.



Angelo Vassallo sindaco-pescatore ucciso ad Acciaroli (Pollica): l’omicidio per impedire che parlasse?

Sarebbe questa l’ipotesi percorsa dalla Procura di Salerno, riporta Ansa, con la recente iscrizione di 9 persone nel registro degli indagati per la morte di Angelo Vassallo, sindaco-pescatore ucciso nel 2010 ad Acciaroli durante l’allora mandato di primo cittadino nel Comune di Pollica. Secondo l’ipotesi d’accusa, alcuni carabinieri, imprenditori e camorristi avrebbero concorso a vario titolo all’omicidio e a una importante trama dedita al traffico di stupefacenti, un giro che Angelo Vassallo avrebbe scoperto e avrebbe voluto denunciare.



Per farlo tacere, qualcuno avrebbe esploso 9 colpi di pistola al suo indirizzo, da distanza ravvicinata, la sera del 5 settembre 2010 mentre percorreva una delle vie della frazione di ritorno verso casa. Le indagini della prima ora, però, secondo quanto riportato da Inside de Le Iene, in un approfondimento di Giulio Golia, potrebbero essere state depistate da militari infedeli con l’obiettivo di incastrare un innocente e allontanare eventuali sospetti da reali mandanti ed esecutori del delitto. L’uomo in questione sarebbe proprio “Il brasiliano”, Bruno Damiani, che ai microfoni della trasmissione di Italia 1 ha affidato il suo sfogo dopo essere stato indicato quale presunto assassino di Angelo Vassallo. Pregiudicato per reati di droga, all’epoca il suo profilo sarebbe stato “perfetto” per essere dipinto come colpevole e consentire così alla giustizia di non prendere chi in realtà aveva ucciso Angelo Vassallo.

Le prime indagini sul delitto di Angelo Vassallo e l’ombra del depistaggio

Omicidio e associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga sarebbero quindi i reati ipotizzati, a vario titolo, a carico di 9 soggetti che, secondo la Procura di Salerno, riporta Ansa, potrebbero essere coinvolti nell’uccisione di Angelo Vassallo, il primo cittadino di Pollica morto nel 2010 sotto una scarica di colpi di pistola. Il “sindaco-pescatore”, secondo questa ipotesi investigativa, non si sarebbe piegato alla camorra né alla presunta corruzione in seno ad alcuni ambienti dell’Arma e, prima di portare a termine il suo proposito di denunciare quanto da lui scoperto, sarebbe stato messo a tacere per sempre. Punito con la morte per aver cercato di scardinare un sistema ancora oggi occulto. Tre i carabinieri, riporta Giulio Golia a Le Iene, che risulterebbero tra i 9 indagati nella nuova fase d’inchiesta e che, secondo le ipotesi, avrebbero contribuito al presunto depistaggio sul caso. Angelo Vassallo fu ritrovato nella sua auto, finestrino aperto e freno a mano tirato, ormai senza vita.

Sul corpo diversi colpi di arma da fuoco che avrebbero puntato a organi vitali, tutti andati a segno e sparati da una mano esperta, come sostiene la famiglia di Angelo Vassallo. Fin da subito, le indagini si sarebbero mosse in uno scenario denso di nebulosità. La scena del crimine non correttamente isolata, ricostruisce la trasmissione, e l’immediato focus investigativo su un uomo, “Il brasiliano”, che avrebbe tenuto impegnati gli inquirenti per diversi anni. Damiani sarebbe stato inquadrato quale principale sospettato del delitto e a suo carico sarebbero stati avanzati alcuni presunti indizi tra cui la sua presenza ad Acciaroli la sera in cui Angelo Vassallo fu assassinato, una breve sequenza video che lo ritrarrebbe insieme a due presunti “pali” dell’agguato al primo cittadino e il fatto che, due giorni dopo il delitto, sarebbe partito per il Sudamerica. Ma la prova dello stub, esame condotto per verificare la presenza di polvere da sparo su un indiziato, avrebbe dato esito negativo nell’immediatezza dell’omicidio: “Dopo la morte di Angelo – ha raccontato un fratello della vittima a Le Iene, gli hanno fatto tutte le prove possibili e immaginabili, in quei giorni Damiani non ha sparato nemmeno a un piccione“.

Le parole di Bruno Damiani a Le Iene presentano Inside

A Le Iene presentano Inside, Bruno Damiani, la cui posizione in merito all’inchiesta sul delitto di Angelo Vassallo sarebbe stata archiviata per due volte in assenza di oggettivi riscontri, ha dato la sua versione dei fatti aggiungendo alla narrazione un punto di vista dai riflessi inquietanti. “È stato tutto pianificato nei minimi dettagli – ha dichiarato ai microfoni di Giulio Golia – per focalizzare l’attenzione su di me”. Massimo Vassallo, fratello dell’ex sindaco di Pollica ucciso nel 2010, alla stessa trasmissione ha descritto il suo parere: “C’è stata una regia ben precisa che ha dirottato le indagini su questo “brasiliano” e ha fatto perdere agli inquirenti almeno 3 anni…“.

Io sono stato messo sulla gogna mediatica – ha dichiarato inoltre Bruno Damiani –, per una storia in cui alla fine non c’entro niente. Per 12 anni io sono stato massacrato, sminuzzato, e adesso sto ricominciando a riqualificarmi, a rivivere. E oggi ci sono nuovi indagati che non sono io, erano le persone che mi puntavano il dito. La polvere sotto al tappetino la stanno facendo volare… Era facile puntare il dito contro di me, se io fossi stato qua subito dopo la morte io avrei risposto alle domande, tutto questo non sarebbe successo. Mi fecero lo stub dopo qualche ora dall’omicidio, era negativo“.