A 14 anni dall’omicidio di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” ucciso in un agguato a Pollica, proseguono ancora le indagini per chiarire cosa sia successo e per mano di chi. Dopo la svolta di gennaio, quando si è scoperto che il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo non era indagato solo per concorso in omicidio volontario, ma anche con l’aggravante della premeditazione e della finalità camorristica del delitto, è calato il silenzio, ma il lavoro degli inquirenti non si è fermato, infatti sono stati acquisti altri elementi probatori.
Stando a quanto riportato dal Giornale del Cilento, il sospetto della procura di Salerno è che Cagnazzo abbai avuto un ruolo nel depistaggio delle indagini, anche se all’epoca era in ferie e lontano da Pollica. Pare che continuasse a dare istruzioni e direttive ai suoi uomini, alimentando i dubbi sul suo coinvolgimento.
A CHE PUNTO SONO LE INDAGINI SULL’OMICIDIO DI ANGELO VASSALLO
Uno degli obiettivi principali degli investigatori è trovare l’esecutore materiale, cioè chi ha ucciso con 7 colpi di pistola Vassallo. Tra i nove indagati, alcuni sarebbero coinvolti solo in attività di traffico di droga, quindi non sarebbero legati in maniera diretta al delitto, ma spicca anche il nome di un altro carabiniere, Lazzaro Cioffi, in passato condannato per traffico di droga e collusioni col clan di Caivano.
In base alla ricostruzione degli inquirenti, il movente dell’agguato si intreccerebbe col narcotraffico, visto che il sindaco pescatore era in “guerra” con i piccoli spacciatori e avrebbe scoperto una rete complessa, con piccole barche a vela cariche di droga che arrivavano dalla Spagna e sbarcavano di notte sul litorale di Pollica, per essere stoccate e poi portate nelle piazze di spaccio napoletane.
La testimonianza del boss Raffaele Imperiale, ora collaboratore di giustizia, ha rafforzato questa pista: avrebbe asserito di conoscere un pusher che aveva un carabiniere a libro paga, facendo riferimenti proprio al sindaco pescatore.
“CHIEDIAMO GIUSTIZIA PER IL SINDACO PESCATORE”
La nuova inchiesta, che ha coinvolto l’Antimafia di Napoli, si è sviluppata anche alla luce degli errori commessi nelle prime fasi delle indagini, come l’inquinamento della scena del crimine, che ha alimentato le accuse contro Cagnazzo e alcuni suoi collaboratori, e la mancanza di rilievi del Dna sul luogo del delitto.
Dunque, l’inchiesta sull’omicidio resta aperta, con nuove piste che si legano a vecchi sospetti ed errori, ma c’è determinazione da parte degli inquirenti nel fare luce sul delitto e rendere giustizia alla vittima, anche perché l’inchiesta sembra aver imboccato la strada giusta.
«Dopo 14 anni continuiamo a chiedere giustizia per Angelo Vassallo, nel frattempo continuiamo a lavorare ai suoi progetti», ha dichiarato l’attuale sindaco di Pollica, Stefano Pisani.