Dal prossimo 19 marzo e fino al 26 giugno 2022 Papa Francesco ha indetto l’anno speciale dedicato alla Famiglia Amoris Laetitia, a 5 anni dalla pubblicazione dell’esortazione omonima: l’annuncio è arrivato durante l’Angelus della domenica dedicata alla Santa Famiglia, ideale prosecuzione dell’elogio della testimonianza fatto ieri con l’Angelus per il giorno di Santo Stefano (qui il testo integrale del 26 dicembre 2020). «Le famiglie del mondo siano sempre più affascinate dall’ideale evangelico della Santa Famiglia e con l’aiuto della Vergine Maria divengano fermento di una nuova umanità e di una solidarietà concreta e universale», ha spiegato il Santo Padre nel video collegamento dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico, vista la zona rossa anti-Covid imposta a Roma e in tutto il territorio italiano.
«Queste riflessioni saranno messe a disposizione delle comunità ecclesiali e delle famiglie, per accompagnarle nel loro cammino. Fin d’ora invito tutti ad aderire alle iniziative che verranno promosse nel corso dell’Anno e che saranno coordinate dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Affidiamo alla Santa Famiglia di Nazareth, in particolare a San Giuseppe sposo e padre sollecito, questo cammino con le famiglie di tutto il mondo», sottolinea durane l’Angelus Papa Francesco richiamando tre parole-chiave per tutto l’anno che viene, «“permesso” – per non essere invadenti, rispettare gli altri – “grazie” – ringraziarci, mutuamente in famiglia – e “scusa” quando noi facciamo una cosa brutta. E questo “scusa” – o quando si litiga – per favore dirlo prima che finisca la giornata: fare la pace prima che finisca la giornata».
L’ANGELUS DI SANTO STEFANO
Dopo le celebrazioni del Santo Natale 2020, come da tradizione nel giorno di Santo Stefano Protomartire Papa Francesco indice l’Angelus dal balcone in Piazza San Pietro alle ore 12 (in diretta video streaming e tv): in una delle feste più antiche e sentite del calendario cristiano, Santo Stefano è il primo martire della storia, diacono e testimone di Gesù nei primissimi anni successivi alla Resurrezione del Figlio di Dio. Significativa anche la vicinanza impressa dalla Chiesa Cattolica a livello liturgico: la Nascita del Cristo nel Santo Natale e il giorno dopo il primo martire, morto per quel “Figlio” che ha rivoluzionato la storia per sempre. «Primo martire, uomo pieno di grazia, il diacono Santo Stefano operò parlò e morì animato dallo Spirito Santo, testimoniano l’amore di Cristo fino all’estremo sacrificio, realizzando in pieno la promessa di Gesù a quanti credenti chiamati a rendere testimonianza in circostanze difficili e pericolose, non saranno abbandonati e indifesi», ricordava Papa Benedetto XVI nell’Angelus per Santo Stefano del 26 dicembre 2012. Due anni fa invece Papa Bergoglio sottolineava il fulcro del “perdono” riaffermato da Stefano nel suo non cedere davanti alla persecuzione dei primi discepoli di Cristo: «ha offerto la propria vita a Dio e perdonando i suoi persecutori». Non è solo un Protomartire ma è anche un testimone diretto e “principe” della fede cristiana.
SANTO STEFANO, IL PRIMO MARTIRE DELLA CHIESA
Il martirio di Santo Stefano – il primo nel nome di Gesù – avvenne dopo la denuncia dei Giudei e la condanna del sommo sacerdote Caifa, che già inviato il Cristo da Ponzio Pilato per la crocifissione: «Quelli, alzando grandi grida, si turaron le orecchie e tutti insieme gli si avventarono addosso e trascinatolo fuori della città si diedero a lapidarlo, deponendo le loro vesti ai piedi d’un giovane chiamato Saulo. E lapidarono Stefano che pregava dicendo: “Signore Gestì, ricevi il mio spirito”, e ad alta voce: “Signore, non imputare loro questo peccato”», riportano gli Atti degli Apostoli sulla figura di Santo Stefano. Ancora le parole del Papa Emerito “accorrono” per spiegare al meglio questa incredibile figura nella storia della Chiesa: «Tutta la vita di santo Stefano è interamente plasmata da Dio, conformata a Cristo, e come lui sa perdonare i suoi nemici: “Signore – chiede in punto di morte – non imputare loro questo peccato”. Lasciarsi attirare da Cristo, come ha fatto santo Stefano, significa aprire la propria vita alla luce che la richiama, la orienta e le fa percorrere la via del bene, la via di un’umanità secondo il disegno di amore di Dio. Santo Stefano è modello per tutti coloro che vogliono mettersi al servizio della nuova evangelizzazione».
L’ANGELUS DI PAPA FRANCESCO NEL 2019
Esattamente un anno fa, quando ancora l’Italia e il mondo intero non pensava a pandemie, vaccini e crisi economica profonda, Papa Francesco dopo il Santo Natale si accingeva all’Angelus per Santo Stefano dal balcone di Piazza San Pietro: anche oggi, come in quella occasione, è disponibile la diretta su Rai 1 e Tv2000 oltre al video streaming online sul canale YouTube di Vatican News. La differenza è che la piazza sarà inevitabilmente più vuota per le regole anti-Covid stringenti del periodo natalizio: non cambia il senso però del “messaggio” che il Santo Padre intende riaffermare a solo un giorno dal Natale del Cristo. «Questo giovane servitore del Vangelo, pieno di Spirito Santo, ha saputo narrare Gesù con le parole, e soprattutto con la sua vita. Guardando a lui, vediamo realizzarsi la promessa di Gesù ai suoi discepoli: “Quando vi maltratteranno per causa mia, lo Spirito del Padre vi darà la forza e le parole per dare testimonianza” (cfr Mt 10,19-20)», ricordava il Papa 12 mesi esatti fa, sottolineando poi il lato di “rinnovamento” ispirato dall’esempio del Protomartire. «La sua testimonianza, culminata nel martirio, è fonte di ispirazione per il rinnovamento delle nostre comunità cristiane. Esse sono chiamate a diventare sempre più missionarie, tutte protese all’evangelizzazione, decise a raggiungere gli uomini e le donne nelle periferie esistenziali e geografiche, dove più c’è sete di speranza e di salvezza. Comunità che non seguono la logica mondana, che non mettono al centro sé stesse, la propria immagine, ma unicamente la gloria di Dio e il bene della gente, specialmente dei piccoli e dei poveri. La festa di questo primo martire Stefano ci chiama a ricordare tutti i martiri di ieri e di oggi, – oggi sono tanti! – a sentirci in comunione con loro», concludeva Papa Francesco prima dii benedire la cristianità con l’Angelus del Signore.