L’ANGELUS DI SANTO STEFANO 2021

«Oggi festeggiamo la Santa Famiglia di Nazaret. Dio ha scelto una famiglia umile e semplice per venire in mezzo a noi. Contempliamo la bellezza di questo mistero, sottolineando anche due aspetti concreti per le nostre famiglie», ha esordito così Papa Francesco nell’Angelus di Santo Stefano 2021 dal balcone di Piazza San Pietro.



In primo luogo, la famiglia «è la storia da cui proveniamo», inoltre «a essere famiglia si impara ogni giorno»: come spiega il Santo Padre, «Forse non siamo nati in una famiglia eccezionale e senza problemi, ma è la nostra storia – ognuno deve pensare: è la mia storia – , sono le nostre radici: se le tagliamo, la vita inaridisce! Dio non ci ha creati per essere condottieri solitari, ma per camminare insieme. Ringraziamolo e preghiamolo per le nostre famiglie. Dio ci pensa e ci vuole insieme: grati, uniti, capaci di custodire le radici. E dobbiamo pensare a questo, alla propria storia». Occorre contrastare la “dittatura dell’Io” per smettere di considerarci monadi inseriti in un grande caos che è il mondo: la Chiesa di Cristo ricorda ogni giorno al cuore dell’uomo come in realtà siamo inseriti in un tessuto di relazioni, legami e famiglie, «Per custodire l’armonia in famiglia bisogna combattere la dittatura dell’io, quando l’io si gonfia. È pericoloso quando, invece di ascoltarci, ci rinfacciamo gli sbagli; quando, anziché avere gesti di cura per gli altri, ci fissiamo nei nostri bisogni; quando, invece di dialogare, ci isoliamo con il telefonino – è triste vedere a pranzo una famiglia, ognuno con il proprio telefonino senza parlarsi, ognuno parla con il telefonino; quando ci si accusa a vicenda, ripetendo sempre le solite frasi, inscenando una commedia già vista dove ognuno vuole aver ragione e alla fine cala un freddo silenzio». Il consiglio del Papa è quello, ogni sera in famiglia, di fare “pace” altrimenti il giorno dopo ci sarà «la guerra fredda»: ancora nell’Angelus, «Quante volte, purtroppo, tra le mura domestiche da silenzi troppo lunghi e da egoismi non curati nascono e crescono conflitti! A volte si arriva persino a violenze fisiche e morali. Questo lacera l’armonia e uccide la famiglia. Convertiamoci dall’io al tu. Quello che deve essere più importante nella famiglia è il tu. E ogni giorno, per favore, pregare un po’ insieme, se potete fare lo sforzo, per chiedere a Dio il dono della pace in famiglia. E impegniamoci tutti – genitori, figli, Chiesa, società civile – a sostenere, difendere e custodire la famiglia che è il nostro tesoro!». Parlando di famiglia al termine della recita dell’Angelus, Papa Francesco ha infine affrontato il dramma del crollo di natalità in Italia: «Sembra che tanti hanno perso l’aspirazione di andare avanti con figli e tante coppie preferiscono rimanere senza o con un figlio soltanto. Pensate a questo, è una tragedia. Alcuni minuti fa ho visto nel programma “A Sua immagine” come si parlava di questo problema grave, l’inverno demografico. Facciamo tutti il possibile per riprendere una coscienza, per vincere questo inverno demografico che va contro le nostre famiglie contro la nostra patria, anche contro il nostro futuro».



SANTO STEFANO E IL NATALE: L’AMICIZIA

L’amicizia di fede tra Santo Stefano e Gesù è il cardine della festa di oggi, per la quale Papa Francesco sta per celebrarne l’importanza nell’Angelus da Piazza San Pietro alle ore 12. In attesa delle sue parole, la centralità del martirio di Stefano riguarda l’intera cristianità: come amava ripetere il Servo di Dio don Luigi Giussani, «S. Stefano fu il primo che per seguire il Maestro Divino sacrificò la propria vita. La festa del suo martirio unitamente a quella del S. Natale di cui completa il pensiero, ci danno una lezione di sacrificio. Il suo martirio ci indica un mezzo per aiutarci a vivere questa lezione di sacrificio; il suo martirio ce ne fa vedere i frutti preziosi» (omelia del 2001).



Ieri nel messaggio Urbi et Orbi dalla Loggia del Vaticano, Papa Francesco ha annunciato la Nascita di Dio nel mondo ancora una volta: «La Parola di Dio, che ha creato il mondo e dà senso alla storia e al cammino dell’uomo, si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi. È apparsa come un sussurro, come il mormorio di una brezza leggera, per colmare di stupore il cuore di ogni uomo e donna che si apre al mistero. Il Verbo si è fatto carne per dialogare con noi. Dio non vuole fare un monologo, ma un dialogo. Perché Dio stesso, Padre e Figlio e Spirito Santo, è dialogo, eterna e infinita comunione d’amore e di vita». L’amicizia, il dialogo e la speranza: Santo Stefano e il Natale sanno “raccontarci” ancora oggi, dopo 2021 anni, la bellezza dell’incontro cristiano.

ANGELUS S. STEFANO IN DIRETTA VIDEO STREAMING

Dopo le celebrazioni del Santo Natale 2021, come da tradizione per la Chiesa Cattolica nel giorno di Santo Stefano Protomartire, Papa Francesco celebra la recita dell’Angelus dal balcone in Piazza San Pietro: appuntamento come sempre alle ore 12 in diretta video streaming sul canale YouTube di Vatican News e in tv su Rai 1 e Tv2000.

Lo scorso anno l’Angelus di Santo Stefano venne recitato il sabato e poi “ripetuto” il giorno dopo per il consueto Angelus domenicale: in questo particolare anno bisestile 2021, la Festa del primo martire cristiano capita di domenica. Santo Stefano è stato Diacono e testimone di Gesù nei primissimi anni successivi alla Resurrezione del Figlio di Dio, tale da essere il primo vero martire della storia cristiana. Significativa da questo punto di vista la “vicinanza” impressa dalla Chiesa Cattolica a livello liturgico: il 25 dicembre Nascita del Cristo nel Santo Natale e il giorno dopo il primo martire, morto proprio per aver testimoniato la verità di quel “Figlio” che ha rivoluzionato la storia per sempre. Come spiegava in maniera molto semplice Papa Benedetto XVI nell’Angelus di Santo Stefano del 26 dicembre 2007, «Il legame profondo che unisce Cristo al suo primo martire Stefano è la Carità divina: lo stesso Amore che spinse il Figlio di Dio a spogliare se stesso e a farsi obbediente fino alla morte di croce (cfr Fil 2,6-8), ha poi spinto gli Apostoli e i martiri a dare la vita per il Vangelo. Bisogna sempre rimarcare questa caratteristica distintiva del martirio cristiano: esso è esclusivamente un atto d’amore, verso Dio e verso gli uomini, compresi i persecutori».

L’ANGELUS DI PAPA FRANCESCO DEL 2020

Lo scorso 26 dicembre 2020, nel primo Santo Stefano in epoca di pandemia da Covid-19, Papa Francesco appena celebrato le Festività del Natale produsse un messaggio molto intenso legato al ruolo di “testimone” che il Santo Protomartire ha saputo incarnare nella storia del cristianesimo. «Oggi vediamo il testimone di Gesù, santo Stefano, che brilla nelle tenebre. I testimoni brillano con la luce di Gesù, non hanno luce propria. Anche la Chiesa non ha luce propria; per questo i padri antichi chiamavano la Chiesa: “il mistero della luna”. Come la luna non ha luce propria, i testimoni non hanno luce propria, sono capaci di prendere la luce di Gesù e rifletterla. Stefano viene accusato falsamente e lapidato brutalmente, ma nel buio dell’odio, in quel tormento della lapidazione, lui fa splendere la luce di Gesù: prega per i suoi uccisori e li perdona, come Gesù sulla croce». Stefano è il primo martire, cioè il primo testimone, «il primo di una schiera di fratelli e sorelle che, fino ad oggi, continuano a portare luce nelle tenebre: persone che rispondono al male con il bene, che non cedono alla violenza e alla menzogna, ma rompono la spirale dell’odio con la mitezza dell’amore. Questi testimoni accendono l’alba di Dio nelle notti del mondo», spiegò ancora Papa Bergoglio dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico (per regole anti-Covid).

«Quanti figli e figlie della Chiesa nel corso dei secoli hanno seguito questo esempio!», ribadì il Santo Padre alla cristianità in ascolto, «Dalla prima persecuzione a Gerusalemme a quelle degli imperatori romani, fino alle schiere dei martiri dei nostri tempi. Non di rado, infatti, anche oggi giungono notizie da varie parti del mondo di missionari, sacerdoti, vescovi, religiosi, religiose e fedeli laici perseguitati, imprigionati, torturati, privati della libertà o impediti nell’esercitarla perché discepoli di Cristo e apostoli del Vangelo; a volte si soffre e si muore anche per la comunione con la Chiesa universale e la fedeltà al Papa».

SANTO STEFANO, IL PRIMO MARTIRE DELLA CHIESA

Ma perché Santo Stefano è stato celebrato e nominato Protomartire della Chiesa ce lo spiegano benissimo gli Atti degli Apostoli nella Bibbia: il martirio di Santo Stefano – il primo nel nome di Gesù di Nazareth – avvenne dopo la denuncia dei Giudei e la condanna del sommo sacerdote Caifa, che già inviò il Cristo da Ponzio Pilato per la crocifissione. «Quelli, alzando grandi grida, si turaron le orecchie e tutti insieme gli si avventarono addosso e trascinatolo fuori della città si diedero a lapidarlo, deponendo le loro vesti ai piedi d’un giovane chiamato Saulo. E lapidarono Stefano che pregava dicendo: “Signore Gestì, ricevi il mio spirito”, e ad alta voce: “Signore, non imputare loro questo peccato”», riportano gli Atti degli Apostoli. Come spiegava benissimo ancora Papa Francesco nell’Angelus dello scorso anno, per divenire testimoni non serve altro se non “imitare Gesù”, ovvero «prendendo luce dal Gesù». Non si tratta di uno sforzo o di una “regola etica” da seguire: la via è l’imitazione del Cristo, un semplice riconoscimento di quanto incontrato nella propria strada di vocazione (religiosa, familiare, laica). «Santo Stefano ci dà l’esempio: Gesù era venuto per servire e non per essere servito (cfr Mc 10,45), e lui vive per servire e non per essere servito, e lui viene per servire: Stefano è stato eletto diacono, diventa diacono, cioè servitore, e assiste i poveri alle mense (cfr At 6,2). Cerca di imitare il Signore ogni giorno e lo fa anche alla fine: come Gesù viene catturato, condannato e ucciso fuori della città e, come Gesù, prega e perdona. Mentre viene lapidato dice: “Signore, non imputare loro questo peccato” (7,60)», sentenzia il Santo Padre. Stefano è testimone, insomma, perché semplicemente imita Gesù.