L’ANGELUS DI SANTO STEFANO 2022: LE PAROLE DEL PAPA
«Il perdono è il dono più grande»: lo ha detto Papa Francesco nell’Angelus di Santo Stefano in diretta da Piazza San Pietro. Per la solennità dopo Natale, il Pontefice ha ribadito il suo messaggio di pace incarnandolo nelle fatiche e sfide quotidiane: «il Natale non è la fiaba della nascita di un re, ma la venuta del Salvatore, che ci libera dal male prendendo su di sé il nostro male: l’egoismo, il peccato e la morte». Da qui la figura di Santo Stefano come Protomartire indica per la Chiesa il segno e l’esempio a cui guardare: «la parola martire significa testimone: i martiri sono testimoni, cioè fratelli e sorelle i quali, attraverso le loro vite, ci mostrano Gesù, che ha vinto il male con la misericordia».
Nell’Angelus il Papa ricorda come anche oggi in tanti sono testimoni “silenziosi” e martiri per Cristo: «Stefano era uno dei sette diaconi che la comunità di Gerusalemme aveva consacrato per il servizio delle mense, per la carità, dando la prima testimonianza non a parole, ma attraverso l’amore con cui serviva i più bisognosi». Stefano era «carità e annuncio», anche se la sua testimonianza più grande è quella che, racconta Papa Francesco, «ha saputo unire la carità e l’annuncio, vale a dire quando ha perdonato ai suoi uccisori in punto di morte». In conclusione, il Papa ha ribadito come anche noi «possiamo migliorare la nostra testimonianza attraverso la carità verso i fratelli, la fedeltà alla Parola di Dio e il perdono». Il perdono, seguendo l’etimologia originaria, è proprio il “dono più grande”: «un dono che facciamo agli altri perché siamo di Gesù, perdonati da Lui. Pensiamo alla nostra capacità di perdonare, in questi giorni nei quali magari incontriamo, tra le tante, alcune persone con cui non siamo andati d’accordo, che ci hanno ferito, con le quali non abbiamo mai ricucito i rapporti». Dopo la preghiera dell’Angelus Papa Francesco ha rinnovato l’augurio di pace a tutti: «alle famiglie, pace nelle comunità parrocchiali e religiosi, pace nei movimenti e nelle associazioni, pace per quelle popolazioni tormentate dalla guerra, pace per la cara e martoriata ucraina. Chiediamo la pace per questo popolo martoriato».
IL MESSAGGIO DEL PAPA PRIMA DI SANTO STEFANO
Tutto pronto da Piazza San Pietro per la diretta tv e video streaming dell’Angelus di Papa Francesco per la solennità di Santo Stefano Protomartire: in quella stessa Piazza 24 ore fa la Benedizione Urbi et Orbi e il messaggio di pace lanciato a tutto il mondo, con particolare accezione per la “terza guerra mondiale” denunciata già a suo tempo dal Santo Padre. «Il nostro tempo sta vivendo una grave carestia di pace anche in altre regioni, in altri teatri di questa terza guerra mondiale», sottolineava Papa Francesco nel giorno di Natale 2022.
L’appello è rivolto a tutti, dai regnanti fino all’ultimo dei cristiani: «Se vogliamo che sia Natale, il Natale di Gesù e della pace, guardiamo a Betlemme e fissiamo lo sguardo sul volto del Bambino che è nato per noi! E in quel piccolo viso innocente, riconosciamo quello dei bambini che in ogni parte del mondo anelano alla pace. Il nostro sguardo si riempia dei volti dei fratelli e delle sorelle ucraini, che vivono questo Natale al buio, al freddo o lontano dalle proprie case, a causa della distruzione causata da dieci mesi di guerra. Il Signore ci renda pronti a gesti concreti di solidarietà per aiutare quanti stanno soffrendo, e illumini le menti di chi ha il potere di far tacere le armi e porre fine subito a questa guerra insensata! Purtroppo, si preferisce ascoltare altre ragioni, dettate dalle logiche del mondo. Ma la voce del Bambino, chi l’ascolta?».
ANGELUS SANTO STEFANO 2022, INFO DIRETTA VIDEO STREAMING E TV
Torna come da tradizione della Chiesa, dopo le celebrazioni del Santo Natale 2022, l’appuntamento con l’Angelus di Papa Francesco nel giorno di Santo Stefano Protomartire: appuntamento come sempre alle ore 12 dal balcone in Piazza San Pietro, collegamento in diretta tv su Rai 1 e Tv2000 e in diretta video streaming sul canale YouTube di Vatican News e Raiplay-Rai1. Dopo il messaggio di pace lanciato nella Santa Messa della Vigilia di Natale e nella Benedizione Urbi et Orbi ieri, oggi lunedì 26 dicembre 2022 il Santo Padre torna a collegarsi con la cristianità a livello mondiale per affidare questo tempo così delicato all’intercessione del Santo primo martire della Chiesa mondiale.
Santo Stefano è stato Diacono e testimone di Gesù nei primissimi anni successivi alla Resurrezione del Figlio di Dio, riconosciuto come primo vero martire morto difendendo la libera fede in Cristo: da tradizione la Chiesa il giorno dopo la celebrazione della Natività e dell’inizio di tutto, concede gli onori della memoria storica a chi per primo è morto per annunciare la verità di quel “Figlio dell’Uomo” nato a Betlemme 2022 anni fa. Lo spiegava molto bene il Papa Emerito Benedetto XVI nell’Angelus di Santo Stefano del 26 dicembre 2007: «Il legame profondo che unisce Cristo al suo primo martire Stefano è la Carità divina: lo stesso Amore che spinse il Figlio di Dio a spogliare se stesso e a farsi obbediente fino alla morte di croce (cfr Fil 2,6-8), ha poi spinto gli Apostoli e i martiri a dare la vita per il Vangelo. Bisogna sempre rimarcare questa caratteristica distintiva del martirio cristiano: esso è esclusivamente un atto d’amore, verso Dio e verso gli uomini, compresi i persecutori».
OGGI SANTO STEFANO, IL PROTOMARTIRE DELLA CHIESA
In attesa di ricevere il messaggio e le intenzioni nell’Angelus di Santo Stefano 2022 con Papa Francesco, proviamo ad approfondire un attimo il perché Stefano sia stato nominato “Protomartire della Chiesa”. Il discepolo per primo morto nel nome di Gesù di Nazareth venne condannato dai Giudei e dal sommo sacerdote Caifa, lo stesso che alcune settimane prima inviò il Cristo da Ponzio Pilato per la crocifissione. «Quelli, alzando grandi grida, si turaron le orecchie e tutti insieme gli si avventarono addosso e trascinatolo fuori della città si diedero a lapidarlo, deponendo le loro vesti ai piedi d’un giovane chiamato Saulo. E lapidarono Stefano che pregava dicendo: “Signore Gestì, ricevi il mio spirito”, e ad alta voce: “Signore, non imputare loro questo peccato”», si legge negli Atti degli Apostoli, tra l’altro il medesimo passo contenuto nella Prima lettura della Liturgia del 26 dicembre 2022.
Come spiegava nell’Angelus di Santo Stefano del 2020 Papa Francesco, Stefano continua a darci l’esempio: «Gesù era venuto per servire e non per essere servito (cfr Mc 10,45), e lui vive per servire e non per essere servito, e lui viene per servire: Stefano è stato eletto diacono, diventa diacono, cioè servitore, e assiste i poveri alle mense (cfr At 6,2). Cerca di imitare il Signore ogni giorno e lo fa anche alla fine: come Gesù viene catturato, condannato e ucciso fuori della città e, come Gesù, prega e perdona. Mentre viene lapidato dice: “Signore, non imputare loro questo peccato” (7,60)».
L’ANGELUS DI PAPA FRANCESCO PER SANTO STEFANO DELLO SCORSO ANNO
Santo Stefano, ucciso per lapidazione semplicemente perché non voleva rinnegare la sua fede e amicizia con Gesù di Nazareth, fu Protomartire e testimone per il semplice motivo che visse e morì “imitando” il Cristo. Quella “imitatio” è al centro anche dell’Angelus di Santo Stefano recitato da Papa Francesco il 26 dicembre 2021 quando però per esigenze di calendario liturgico il messaggio del Santo Padre si concentrò sulla festa della Famiglia di Nazareth (Santo Stefano cadeva infatti di domenica un anno fa, ndr). L’imitazione di Gesù e della Sacra Famiglia che per primi posero davanti all’io l’esigenza del Tu, del Noi, degli Altri: «nella Sacra Famiglia, prima il tu e dopo l’io. Per custodire l’armonia in famiglia bisogna combattere la dittatura dell’io, quando l’io si gonfia. È pericoloso quando, invece di ascoltarci, ci rinfacciamo gli sbagli», sottolineava Papa Francesco.
Secondo il Santo Padre è ancora molto triste vedere magari a cena o a pranzo «ognuno con il proprio telefonino senza parlarsi, ognuno parla con il telefonino; quando ci si accusa a vicenda, ripetendo sempre le solite frasi, inscenando una commedia già vista dove ognuno vuole aver ragione e alla fine cala un freddo silenzio. Quel silenzio tagliente, freddo, dopo una discussione familiare, è brutto quello, bruttissimo! Ripeto un consiglio: alla sera, dopo tutto, fare la pace, sempre. Mai andare a dormire senza aver fatto la pace, altrimenti il giorno dopo ci sarà la “guerra fredda”! E questa è pericolosa perché incomincerà una storia di rimproveri, una storia di risentimenti». L’appello del Papa fu teso alla conversione dall’Io al Tu, nella perfetta discendenza della testimonianza di quel Protomartire qual è stato Santo Stefano.