L’ANGELUS DI SANTO STEFANO 2024 E L’APPELLO CONTRO LE ARMI: COSA HA DETTO PAPA FRANCESCO DOPO LA PORTA SANTA DI REBIBBIA
Dopo aver aperto questa mattina nel carcere di Rebibbia la seconda Porta Santa per il Giubileo 2025 («è stata come dire “la cattedrale del dolore e della speranza”»), Papa Francesco nell’Angelus di Santo Stefano 2024 ha puntato l’attenzione sull’insegnamento del Protomartire cristiano nella vita di tutti i giorni oggi. Un uomo ucciso con violenza per la sua fede, ma che in realtà sperimenta l’essere pienamente libero, amando i propri carnefici e offrendo la vita per salvare la loro anima come ha fatto Gesù.
«Offre la vita perché si pentano e, perdonati, possano avere in dono la vita eterna», spiega Papa Francesco prima della recita dell’Angelus tradizionale del 26 dicembre 2024. Santo Stefano racconta al mondo di oggi che Dio perdona sempre e tutto, non si stanca mai, e che dunque la speranza cristiana deve potersi fondare proprio su questa certezza: poi serve ovviamente la risposta dell’uomo, una risposta libera da secondi fini e che certifica il desiderio di fede pur dentro le violenze e tribolazioni del mondo. Santo Stefano, come del resto tutti i martiri cristiani, non si fanno uccidere perché deboli o “miti”, nemmeno per difendere un’ideologia pur buona, «lo fanno per rendere tutti partecipi del dono di salvezza. E lo fanno in primo luogo per il bene dei loro uccisori».
Nel celebrare la festa del Giubileo 2025, Papa Francesco ha ricordato la visita a Rebibbia nell’annunciare la fondatezza della speranza cristiana, non senza lesinare però critiche anche molto nette contro chi non persegue la pace in Terra: invita a cancellare il debito verso i Paesi poveri («trasformare il debito in speranza» spiega ancora all’Angelus) e infine invita a non colonizzare i popoli con le armi, «Lavoriamo per il disarmo, lavoriamo contro la fame, contro le malattie, contro il lavoro minorile. E preghiamo, per favore, per la pace nel mondo intero!». Dall’Ucraina al Medio Oriente, dal Myanmar fino al Nord Kivu, l’appello di Papa Francesco per la speranza travalica ogni confine e si fonda in questo inizio Giubileo 2025 per la speranza.
DOPO LA SECONDA PORTA SANTA APERTA, PAPA FRANCESCO NELLA DIRETTA ANGELUS DI SANTO STEFANO 2024
Dopo le celebrazioni del Santo Natale e l’inizio del Giubileo 2025 con l’apertura della Porta Santa in Vaticano, nella solennità cristiana dedicata a Santo Stefano Papa Francesco torna a celebrare in diretta l’Angelus in Piazza San Pietro davanti a migliaia di fedeli già giunti a Roma per l primi pellegrinaggi dell’Anno Santo ordinario. Questa mattina il Santo Padre fa visita al carcere di Rebibbia per la Santa Messa e l’apertura della Porta Santa straordinaria (l’unica eccezione alle Basiliche Papali che verranno aperte nei prossimi giorni, ndr), prima di celebrare in diretta Angelus di Santo Stefano per tradizione in Vaticano.
L’appuntamento con le celebrazioni di Santo Stefano è fissato fin dalla mattina con la Santa Messa e l’apertura della seconda Porta Santa del Giubileo 2025 nel carcere di Rebibbia, dalle ore 9: sempre in diretta tv (Rai 1 e Tv2000) e in video streaming sui canali social di Vatican News (qui sotto il video live su YouTube) e RaiPlay, alle ore 12 Papa Francesco celebra in diretta Angelus di Santo Stefano da Piazza San Pietro, laddove sempre ieri leggeva il messaggio Urbi et Orbi aprendo ad un anno di indulgenza plenaria per il Giubileo.
CHI È SANTO STEFANO E PERCHÈ È CELEBRATO COME IL “PROTOMARTIRE”
Primo dei martiri cristiani, testimone di Cristo ma anche “modello” per la bimillenaria esperienza dei santi martiri della Chiesa: questo e molto altro era Santo Stefano, per l’appunto il “Protomartire” cristiano in cui riaffiorano tutti gli elementi chiave della santità. Dopo aver incontrato Gesù negli anni degli insegnamenti pubblici per la Galilea, Santo Stefano si convertì al cristianesimo semplicemente seguendo l’esperienza di vita proposta dal Vangelo: nato giudeo, studioso della cultura ellenica, folgorato dall’incontro con il Figlio di Dio nato a Nazareth. Nel corso degli anni il Santo protagonista nell’Angelus di oggi con Papa Francesco compì segni miracolosi e predicazioni in ogni parte della città santa, e non solo.
I problemi iniziarono per Santo Stefano quando venne accusato dalle autorità di pronunciare «espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio»: catturato dagli scribi e i farisei, il Protomartire cristiano fu accusato da false testimonianze davanti al Sinedrio e condannato alla morte per lapidazione. Nel suo discorso di “difesa”, Santo Stefano non solo confermò la propria fede in Gesù davanti alla pressione della condanna a morte, ma criticò i capi di Israele per volersi opporre allo Spirito Santo perseguitando chi è venuto nel nome di Dio. Tra chi assistette al martirio di Stefano, inizialmente del tutto favorevole alla condanna a morte del presunto “blasfemo”, vi era anche Saulo di Tarso che venne poi poco tempo dopo “folgorato” sulla strada di Damasco dalla vocazione di Gesù, passando da persecutore ad Apostolo con una conversione tra le più importanti della storia della Chiesa: San Paolo fu dunque uno dei primi a riconoscere la centralità della testimonianza e del martirio cristiano di Santo Stefano.
LA SPERANZA DI GESÙ E IL GIUBILEO CON PAPA FRANCESCO: COSA INSEGNA SANTO STEFANO AI CRISTIANI DI OGGI
L’apertura della Porta Santa a Rebibbia questa mattina, prima della diretta Angelus di Santo Stefano con Papa Francesco, rappresenta uno dei primi atti ufficiali del Giubileo 2025 dedicato al tema della speranza cristiana: nell’Anno Santo che celebra la pace di Gesù nella speranza stessa di un Bene eterno davanti alla “cupezza” dei nostri tempi, la Chiesa si fa prossima ai più bisognosi e ultimi della società, compreso dunque i detenuti.
La vicinanza di Papa Bergoglio alle persone che sono in carcere per sbagli spesso enormi e inqualificabili non nasce solo nel Giubileo ma rappresenta un denominatore comune del suo Magistero: come ha scritto lo stesso Pontefice nel messaggio social della Vigilia di Natale, «La Porta Santa che si apre, nella notte di Natale è l’invito a compiere un passaggio, una pasqua di rinnovamento, a entrare in quella vita nuova che ci viene offerta dall’incontro con Cristo». Come sottolineava sempre Papa Francesco nell’Angelus di Santo Stefano di un anno fa, serve guardare alla memoria del Protomartire (e del suo persecutore poi divenuto San Paolo) per capire come ancora oggi il cristianesimo è motivo di scandalo nel mondo, e serve testimoniare la speranza di Gesù per poter superare tale costante persecuzione in alcune parti del mondo. La preghiera per il prossimo e per le violenze subite, ad ogni latitudine, rappresenta la modalità più semplice per i cristiani di approcciarsi a questo Giubileo della speranza: una speranza di pace che parte dalla convinzione originaria (e originale) che Gesù è il Figlio di Dio, già salvatore dell’umanità per sempre.