Non si placa la fortissima polemica bipartisan sul bonus Inps da 600 euro destinato dal Decreto Cura Italia per P.Iva e autonomi richiesto e ottenuto da 5 Parlamentari e da oltre 2mila politici delle amministrazioni locali: a fare il primo “outing” è Anita Pirovano, consigliera nel Comune di Milano in sostegno al Sindaco Beppe Sala nel gruppo “Milano Progressista” (quello dell’ex Sindaco Giuliano Pisapia). Con un lungo post su Facebook la consigliera rivendica la scelta di aver richiesto il bonus per l’emergenza Covid nonostante nella sua vita faccia anche politica: «Apprendo dunque da Repubblica online che sarei coinvolta (!) nello scandalo dei “furbetti del bonus” e mi autodenuncio», spiega la Pirovano rivendicando di essere una di quei «duemila persone tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci», riportati dal quotidiano diretto da Maurizio Molinari. La Pirovano spiega di non vivere di politica ma per il semplice motivo che «non voglio e non potrei. Non potrei perché ho un mutuo, faccio la spesa, mantengo mia figlia e – addirittura – ogni tanto mi piace uscire e durante le ferie andare in vacanza». Da psicologa e ricercatrice sociale lavora ogni giorno più e, secondo sua stessa ammissione, in maniera «più utile alla società che in consiglio comunale»: così sempre su Fb la consigliera di Milano Progressista illustra i motivi secondo cui non ha senso accomunare figure come la sua assieme ai parlamentari della Repubblica.
LA CONSIGLIERA PIROVANO “HO PRESO IL BONUS, ECCO PERCHÈ”
«Non cedendo alle sirene antipolitiche ho capito sulla mia pelle che avere un lavoro (nel mio caso più d’uno in regime di lavoro autonomo) mi consente di essere “più libera” nell’impegno politico presente e ancora più nelle scelte sul futuro, per definizione incerto», sottolinea Anita Pirovano, legata alla maggioranza Pd del Sindaco Sala ma in aperto contrasto alla linea dello stesso Centrosinistra a riguardo dello “scandalo Bonus P.Iva”. «Mi indigno – perché è surreale – se un parlamentare in carica fruisce ammortizzatori sociali e penso sia paradossale che una misura di sostegno al reddito non preveda nessuna soglia di reddito», attacca ancora la Pirovano non prima però di porre la provocazione ai lettori, tanto quanto ai suoi stessi elettori «qualcuno mi spiega perché da lavoratrice (e la politica non è un lavoro per definizione) non avrei dovuto fare richiesta di una misura di sostegno ai lavoratori destinata perché faccio anche politica? Considerato ovviamente che pur lavorando tanto ed essendo componente di un’assemblea elettiva (il che non mi garantisce né un’indennità né banalmente i contributi inps) ho un reddito annuo dignitoso e nulla di più». La tesi è chiara: lei, come tanti altri politici, amministratori e sindaci hanno in comune con i parlamentari lo stesso impegno e senso di passione politica, «ma non lo stesso conto in banca…».