Sono trascorsi più di tre anni dalla morte di Anna Carlini, la 33enne vittima di violenza, lasciata morire dai suoi aguzzini su una brandina, abbandonata in un sottopasso di Pescara. La famiglia chiede giustizia per la donna: i due imputati sono accusati di violenza sessuale e omissione di soccorso aggravata dalla morte. É stato dunque derubricato il reato di omicidio volontario, cosa inaccettabile per i familiari di Anna. «È un doppio dolore, perché Anna la stanno ammazzando per la seconda volta, con un capo di imputazione di questo genere. Posso dire che dal giorno che Anna non c’è più, abbiamo subito ingiustizie. Nel corso del tempo non abbiamo visto cambiamenti, ma solo ingiustizie, per il fatto anche che non ci sia un vero procedimento. Io invito i giudici, che sono tre donne, a poter capire e riaprire il fascicolo, ristudiarlo e vedere che ci sono delle mancanze», le parole della sorella ai microfoni di Storie Italiane.



.CASO ANNA CARLINI, LA DENUNCIA DELLA FAMIGLIA

«I ricordi non bastano, non sono una foto o una medaglia. Non posso ridarmi quella felicità che io avevo con lei. Io e Anna eravamo due teste e una sola persona. Mi chiedo: sono due gli imputati, l’Interpol è riuscita a rintracciare uno dei due, mettendolo in custodia cautelare. L’altro è ancora irreperibile. Chiedo ai giudici di chiedere uno sforzo in più all’Interpol per continuare a cercare questa persona, che quando Anna era già morto si è riapprofittato di lei. Chiedo uno sforzo alle autorità per cercare di trovare questa persona», ha aggiunto la sorella di Anna Carlini ai microfoni di Storie Italiane. Così il legale Carlo Corradi: «Il procedimento era partito come omicidio volontario, nel corso delle indagini, fino all’udienza preliminare, inspiegabilmente hanno modificato il capo di imputazione».

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