Clima di alta tensione a Monfalcone dopo la decisione del sindaco Anna Maria Cisint di chiudere le finte moschee. Intervistata dal Giornale, la prima cittadina leghista ha spiegato che gli islamici in questo momento stanno pregando in tre centri culturali e ha sottolineato che la sua intenzione non è quella di impedirgli di pregare: “Ma quelle tre sedi hanno un’altra destinazione d’uso. Non sono luoghi di culto”.



Cisint ha evidenziato che l’utilizzo distorto dei tre luoghi in questione è stato documentato da cinque mesi di indagini da parte della polizia e dalle azioni degli uffici urbanistici. Il sindaco ha evidenziato che c’è un problema di sicurezza interno ed esterno, mentre sulle polemiche tira dritto: “Io non ci posso fare niente. È il piano regolatore che prevede quanti luoghi di culto possano essere presenti in un comune: non se ne possono aggiungere rispetto al numero stabilito. E vuole sapere la cosa più divertente? Il piano regolatore non l’ho fatto io, ma quelli di prima”.



Le parole del sindaco Cisint

Cisint ha rimarcato che il suo obiettivo è quello di fare rispettare la legge e la reazione degli imam ha mostrato ancora una volta la loro vera natura: “Hanno mandato una lettera al Questore e al Prefetto e per conoscenza a noi per farsi autorizzare una manifestazione il 23 dicembre, hanno annunciato di voler richiamare islamici da tutta Italia. Si parla di 5mila persone”. Cisint ha poi acceso i riflettori sulla tendenza della sinistra e dei suoi giornali di criticare lei senza spendere una parola delle cose importanti legate alla cultura islamica: “Le spose bambine, la condizione della donna, l’obbligo del velo che ormai riguarda anche le bimbe delle elementari, il fatto che nei loro negozi non prendono in considerazione di offrire prodotti per gli italiani…”.

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