Il 12 giugno 2019 Anna Frank avrebbe compiuto 90 anni. Una vita spezzata molto presto quella di Anna che muore a soli 15 anni nel campo di concentramento di Bergen Belsen, vittima delle persecuzioni naziste contro la popolazione ebraica. A distanza di 90 anni dalla sua nascita però il ricordo di Anna è più vivo che mai, come la sua voce e il suo Diario considerato una delle pagine più belle di quel terribile periodo storico. In occasione del suo 90esimo compleanno, la città di Venezia ha deciso di celebrare la piccola e grande Anna con una maratone speciale dedicata alla lettura del suo capolavoro: “Il diario di Anna Frank”.



Il diario di Anna Frank

Una piccola grande opera letteraria quella de “Il diario di Anna Frank” scritto tra il 1942 – 1944, anni che hanno visto Anna e la famiglia segregati nel casa libreria di un appartamento ad Amsterdam. In quella piccola casa segreta, ancora oggi visitabile dal pubblico, Anna ha trascorso in clandestinità due anni della sua vita in compagnia della famiglia e di alcuni visitatori che si aggiungevano man mano che la situazione tendeva a complicarsi. Una vita stroncata sul nascere, ma che ancora oggi si erge a testimone dello scempio delle leggi naziste di Hitler e dei suoi alleati. Durante quegli anni di solitudine, clandestinità e paura, Anna ha trovato nel suo Diario l’unico amico a cui raccontare e confidare tutto. La sua ancora di salvezza che l’ha aiutata a sopravvivere, ad immaginare un futuro che per lei è terminato in un freddo campo di concentramento. “Spero che potrò confidarti tutto, come non ho mai potuto fare con nessuno, e spero mi sarai di gran sostegno” si legge nella prima pagina del Diario.



Otto Frank, padre di Anna: “ho dedicato la vita alla sua memoria”

Durante una delle ultime interviste rilasciate prima di morire, Otto Frank, il padre di Anna sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti, ha detto: “ho dedicato la vita, tutti questi anni alla memoria di Anna e di tutti gli altri”. Da tantissimi anni ad Amsterdam quell’appartamento dove Anna e la famiglia hanno cercato di sopravvivere alla furia nazista, si è trasformato in un museo. “Il fatto che ad Amsterdam vi sia oggi una fondazione intitolata a mia figlia, che il n.263 della Prinsengracht sia diventato un punto di riferimento per chi crede giusto lottare contro l’antisemitismo, respingere ogni pregiudizio razziale è anche frutto di tutto questo” ha dichiarato a gran voce il padre. Il dolore è sempre stato vivo nel cuore dell’uomo: “è come se i sentimenti si fossero congelati; a tutto quello che è accaduto prima, a quegli anni in cui i Frank erano una famiglia come le altre, non penso più. Non mi chiedo come sarebbe oggi Anna, se fosse vissuta o l’altra mia figlia, Margot”.

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