La villa di Cogne è stata riaperta dai suoi proprietari. Il simbolo di un efferato caso di cronaca nera italiano, il primo di una lunga serie ad essere “spettacolarizzato”, finendo non solo sulle pagine dei giornali, ma per la prima volta, anche nei salotti televisivi dei talk show, è stata la sede dei festeggiamenti del Capodanno di Anna Maria Franzoni e la sua famiglia. La casa è ormai la raffigurazione cupa e grottesca di un terribile avvenimento dal 2002, quando la Franzoni, da dentro quelle mura in pietra in Valle d’Aosta, chiamò il 118 perché il suo bambino di 3 anni, Samuele, moriva agonizzante, con il cranio fracassato, in una pozza di sangue nel suo letto matrimoniale.
La Franzoni fu accusata di omicidio e questa storia non solo scosse fortemente l’Italia, essendo un figlicidio, per di più accaduto all’interno di una famiglia “per bene” e agiata, ma divise anche l’opinione pubblica. La villa di Cogne è stata per tanti anni e lo è tuttora, meta di quel turismo macabro che tanto ha preso piede negli ultimi anni e chissà se mai smetterà di esserlo. Dopo varie estenuanti vicissitudini giudiziarie e dopo la fine della pena dell’emiliana, oggi cinquantenne, scontata in 6 anni di carcere e 5 di detenzione domiciliare, dopo la battaglia legale portata avanti da lei e dal marito Stefano Lorenzi per non perdere la dimora, perché il rischio di dover dire addio alla villetta c’è stato, quando Carlo Taormina, l’ex legale, chiese il pagamento della parcella non onorata, la casa in frazione Montroz a Cogne è stata riaperta per accogliere l’anno nuovo.
Anna Maria Franzoni di nuovo a Cogne
Annamaria Franzoni e Stefano Lorenzi hanno deciso di trascorrere a Cogne, la notte di San Silvestro. I coniugi che hanno due figli, Davide, 27 anni, e Gioele, 18, hanno trascorso qualche giorno in Valle d’Aosta nella loro ex residenza, dal 30 dicembre al 3 gennaio.
Come viene riportato da La Stampa, la coppia a mezzanotte ha sparato i botti, poi ha trascorso il resto del tempo a casa, davanti al camino, o prendendo il sole in giardino. Non sono andati in paese. Gli abitanti di Cogne, che hanno vissuto in prima persona la fortissima attenzione mediatica all’epoca dei fatti, raccontano che ancora oggi, a distanza di 20 anni c’è qualche turista che chiede dove sia la “casa dei Franzoni”. La stessa Annamaria in passato, ha denunciato nell’aula del tribunale di Aosta, l’esistenza di un questo turismo fuori dall’ordinario alla villa, presentandosi come testimone e parte civile nel corso di un processo per violazione di domicilio a carico di una giornalista e di un telecineoperatore. Questi ultimi sono poi stati assolti.