Anna Scala è morta ad agosto, uccisa dall’uomo che ha condiviso con lei un pezzo importante della sua vita. Lo aveva denunciato, a luglio, dopo un’aggressione: in cambio aveva ricevuto una minaccia di morte. A “I Fatti Vostri”, la figlia Maria, racconta la terribile tragedia vissuta dalla mamma: “La storia è cominciata dopo la separazione dei miei genitori, quando io avevo sei anni. Come tutti i figli non ho accettato bene la presenza di un’altra persona nella vita di mamma. È venuto a vivere con noi quando io avevo 16 anni. La decisione di mamma non l’ho accolta bene perché avrei voluto mio papà e anche lui avrebbe voluto vivere con me. Con il tempo ho cominciato ad accettare la situazione. Del compagno di mamma non mi son piaciuti fin da subito i comportamenti maleducati, anche in presenze di persone estranee o in mia presenza”.



Nonostante questo, l’uomo, Salvatore, non è mai apparso violento: “Non mi sembrava però una persona violenta. Mai avrei pensato che potesse fare male a mamma. I rapporti tra me e mamma erano rimasti buoni: prima vivevamo in simbiosi, eravamo tanto tanto unite. Ma è un po’ cambiata la situazione dal momento in cui questa persona è entrata in casa e non si riusciva a instaurare un rapporto. Sono nate così le prime complicanze anche tra noi. Niente di particolare, soltanto non accettavo la situazione al 100% e si percepiva. Dal momento in cui io sono andata a vivere in una mia casa con mio marito e i miei figli, questa cosa non mi pesava più come prima. Il rapporto con mamma c’è stato sempre ma non era più come prima“.



L’avvocato: “Ergastolo per l’assassino di Anna Scala”

Maria, a “I Fatti Vostri”, prosegue raccontando che tra la mamma Anna Scala e Salvatore, non è mai sembrato esserci problemi e tensioni: “Il rapporto di coppia sembrava andare bene. Facevano una vita normale, come tutte le coppie. Episodi di violenza fisica ce ne sono stati due: uno a luglio in spiaggia e un altro quando lei lo ha denunciato. Mamma lo aveva cacciato di casa e lui non aveva accettato questa cosa. Al momento della denuncia lui l’ha chiamata dicendole di ritirarla altrimenti l’avrebbe uccisa. Al che io ho detto a mamma di non preoccuparsi perché le sue parole erano solo per farle paura”.



“Lui ha confessato e adesso ci sarà un processo. La mera confessione non è però sufficiente per accertare una responsabilità penale. Sarà necessario un processo nel quale noi ci costituiremo parte civile. Questo processo vede sette capi d’imputazione: il più grave è l’omicidio pluriaggravato. Noi ci auspichiamo l’ergastolo”, spiega l’avvocato della famiglia, Giovanni De Gennaro. Parole condivise anche dalla figlia, Maria: “Vorrei che pagasse per quello che ha fatto. E mi aspetto che non si verifichino più episodi del genere. Bisogna fare di più partendo dall’educazione dei propri figli, insegnando loro ad accettare i ‘no’. Non mi vengono in mente altre parole”.