La morte di Annamaria Sorrentino, ex Miss Campania deceduta il 18 agosto 2019, due giorni dopo essere caduta dal balcone della casa di Tropea dove stava trascorrendo un periodo di vacanza con il marito e con due coppie di amici, non è assimilabile a un gesto anticonservativo. Tradotto, secondo la Procura di Vibo Valentia non si è trattato di un suicidio, come invece fu raccontato dalle altre persone presenti in casa. La giovane, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti e riportato dal “Corriere della Sera”, “cadde dal balcone per sfuggire al marito Paolo Foresta, che la stava picchiando”.
Foresta era stato iscritto nel registro degli indagati, accusato di omicidio preterintenzionale, ma adesso che l’inchiesta è chiusa, si legge nel servizio “è presumibile che ne chiederanno il rinvio a giudizio. Indagati, ma per favoreggiamento, anche Gaetano Ciccarelli e Francesca Nero, marito e moglie, che erano presenti in casa e che testimoniarono cercando, secondo i magistrati, di coprire le responsabilità di Foresta”.
ANNAMARIA SORRENTINO, LA SORELLA LUISA: “SUO MARITO ERA UN VIOLENTO”
Proprio il “CorSera”, a proposito del caso Annamaria Sorrentino, ha intervistato Luisa, sorella della vittima, la quale ha asserito: “Ho sempre saputo che Annamaria non si è uccisa. Lei con il marito aveva chiuso da mesi e se continuavano a vivere nella stessa casa era soltanto perché lui la costringeva. Ma presto se ne sarebbe andata”. Pare che l’uomo accusasse la donna di avere una relazione extraconiugale, ma “mia sorella non aveva nessun amante clandestino. Se aveva una relazione l’aveva da donna libera, perché lei con il marito aveva già chiuso. È sempre stato un violento. Per due volte mia sorella ha abortito proprio a causa dei suoi maltrattamenti”.
Gli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza, legali difensori della famiglia di Annamaria Sorrentino, si sono spesi a favore del fatto che l’inchiesta non fosse archiviata come un semplice caso di suicidio, effettuando appelli e dichiarazioni pubbliche anche in trasmissioni televisive piuttosto note al grande pubblico, come “Chi l’ha visto?” e “Quarto Grado”. “Adesso – ha chiosato l’avvocato Cozza – attendiamo di poter avere accesso a gli atti per valutare il lavoro investigativo e dare eventualmente il nostro contributo”.