Annino Mele è stato un latitante e bandito sardo tra i più pericolosi nella stagione dell’Anonima sequestri, oggi ha una nuova vita dopo 31 anni trascorsi in carcere da ergastolano. La sua testimonianza, con un contributo per ripercorrere il dramma dei sequestri di persona in Sardegna, è raccolta nella prima puntata di Cose nostre in onda lunedì 9 settembre su Rai 1, a partire dalle 23:35.
Il programma di Emilia Brandi affronta la storia oscura dei rapimenti nell’Isola e porta in tv il ritratto di Annino Mele, originario di Mamoiada e tornato nella sua terra ma lontano dal paese natale perché la sua famiglia è stata tra le protagoniste di una sanguinosa faida. Scontata la sua condanna, Annino Mele è diventato scrittore e da ex detenuto ha rilasciato diverse interviste.
Annino Mele: “In 31 anni di carcere ho sofferto tantissimo, ho vissuto cose che si fa fatica a raccontare”
Annino Mele, tra gli ex volti del banditismo sardo considerato, prima dell’arresto, uno dei latitanti più pericolosi, è intervenuto a Cose nostre per ripercorrere la stagione dei sequestri di persona e per raccontare la sua terra, la Sardegna, per decenni stretta nell’incubo dei rapimenti e delle faide intestine. Ex primula rossa dell’Anonima sarda, Annino Mele ha scontato la sua pena e ha vissuto 31 anni dietro le sbarre.
Oggi è uno scrittore, ha firmato diversi libri e si è raccontato anche davanti alle telecamere, come nell’intervista rilasciata a Uno4 Tv nel 2023 nella quale ha criticato il sistema carcerario italiano in un servizio del giornalista Antonello Lai: “La cosa migliore da fare in carcere è non vedere, non sentire e non parlare. Il carcere non serve a niente, di primo acchito sembra rieducativo ma così com’è non serve, di rieducazione non c’è niente. Si va anche oltre l’aspetto punitivo. In 31 anni ho sofferto tantissimo, ho vissuto cose che si fa fatica a raccontare“.
Annino Mele catturato nel 1987 dopo una lunga latitanza
Annino Mele fu catturato nel 1987, ricostruisce Ansa, dopo una lunga latitanza. Condannato all’ergastolo per omicidio e sequestri di persona, all’età di 4 anni avrebbe assistito all’arresto del padre “per una strage – sostiene – con la quale non aveva nulla a che fare“.
Nei suoi libri racconta e si racconta, parlando della sua vita da ergastolano, dell’isolamento e della sua esperienza in detenzione. “Non ci rendiamo conto che stiamo diventando una società repressivo-poliziesca. Parallelamente anche la nostra società sta diventando sempre più violenta. (…) Il carcere non è la soluzione, è un luogo di annientamento. In altri Paesi europei i penitenziari vengono distrutti, non ne vengono costruiti di nuovi“.