Cos’è l’anoressia: la testimonianza di Giulia
Durante la diretta odierna di Storie Italiane, in onda su Rai 1, è stata presentata la storia di Giulia, il cui cognome non è stato reso noto, che da 20 anni lotta contro l’anoressia, un problema che colpisce molte più persone di quante si creda (colpisce circa il 2% della popolazione femminile) e che tende a venire ignorato o sottovalutato. Giulia ora ha 33 anni e sta combattendo con tutte le sue forze la malattia che la affligge da quando ne aveva 14. “Avevo una vocina”, racconta, “che mi rimbombava nella testa e mi diceva che dovevo perdere qualche chilo, entrai in un vortice senza fine”.
“Vorrei uscirne”, racconta Giulia in merito all’anoressia, “ma la malattia mi tiene ancorata a lei”. Una malattia che spesso viene giudicata con semplicità, facilmente risolvibile “mangiando un po’ di più”, ma che affonda le sue radici in situazioni particolari, complesse e psicologicamente provanti. “Tutto è iniziato circa 20 anni fa”, racconta Giulia, “la miccia che ha acceso il fuoco è stato un provino che è andato male, mi è stato detto di chiamare un dietologo, ero piccola e mi sono informata da sola”. Da lì è stato l’inizio della fine per Giulia che si è trovata nel vortice dell’anoressia, “ha iniziato a rimbombarmi quella voce nella testa che mi diceva di dimagrire”.
L’anoressia e l’impossibilità di chiedere aiuto
Durante Storie Italiane Giulia ha raccontato la sua esperienza con l’anoressia, una testimonianza lucida ed accorata, che spera possa servire a qualcuno per capire cosa significhi, a distanza di anni, convivere con una malattia così grave. “Potevo chiedere aiuto a mia mamma, che è dietista”, racconta, “ma era l’ultima persona con cui volevo parlare di questa cosa”. “Ho perso 15 kg nel giro di 4 mesi, passai da un’alimentazione normale ad una mela a pranzo”, un regime non sufficiente, perché “finivo lezione alle 17:30 e poi andavo a danza, facevo break dance, avevo bisogno di energie”.
Un giorno, ricorda Giulia, “non riuscivo a tornare a casa da danza”, ad appena 5 minuti a piedi, “mi sono seduta sul marciapiede ed ho aspettato, poi tornata a casa ho parto il frigo e non ce l’ho comunque fatta a mangiare”. “Arrivi ad un certo punto in cui ti trovi così bene che non vuoi più uscirne”, ma fu la madre di Giulia ad accorgersi della sua anoressia, “iniziai a vomitare”, per combattere i crampi allo stomaco che la colpivano di notte, ed “una volta mi chiamò e mi disse che la settimana dopo avevamo la prima visita al Regina Margherita”.
Lì iniziò il calvario di Giulia, che ancora oggi a 20 anni di distanza combatte contro un disturbo che continua a convivere con lei, “ora sono nel mezzo tra la Giulia che vuole stare bene, e quella vocina che mi dice che le ossa sono più belle”. Mentre, ciò che si tende ad ignorare dell’anoressia sono tutti i problemi e gli scompensi che causa sulla salute, anche a distanza di parecchi anni, “ora ho l’osteoporosi, magari ci sono ragazzine a casa che non sanno quello che potrebbe succedere”, dice, “non mi crescono le unghie, ho le ragadi alle mani, perdo i capelli, fatico ad alzarmi dal letto, dalle sedie”.