La travagliata esperienza del comandante Niko sull’astronave “Salvare”, in viaggio nella galassia in cerca di un’altra civiltà, fa da traino in Another Life all’ennesima scontata storia dell’arrivo sulla Terra di un “oggetto sconosciuto” inviato dallo spazio e di cui non si capiscono bene le intenzioni.Niko Breckinridge è un’astronauta di lungo corso ma con alle spalle una sfortunata missione, dove ha dovuto abbandonare metà equipaggio per salvare l’altra, e una famiglia, a cui pensava di doversi dedicare completamente.
L’arrivo sulla terra di un “artefatto” – uno strano oggetto con la forma di un gigantesco albero di Natale, con tanto di lampadine che si accendono e si spengono – impongono l’organizzazione di una nuova missione spaziale, dall’esito incerto e pericoloso, con l’obiettivo di raggiungere il pianeta da cui sembra essere giunto.
Così mentre sulla Terra il marito di Niko, Eric Wallace, uno scienziato tenuto in scarsa considerazione dalle autorità, cerca di trovare il “linguaggio” giusto per comunicare con l’oggetto, la missione di Niko deve affrontare la classica sequela di incidenti che capitano a chi va in giro per lo spazio con un’astronave: inconvenienti tecnici di difficile soluzione, passeggiate nello spazio in cui si rischia di perdersi nel nulla, falle nel computer di bordo (che nel nostro caso ha sembianze umane, al punto che Niko se ne innamora). Senza contare le innumerevoli tensioni che esplodono tra i membri dell’equipaggio, che è molto giovane, oltre che assortito in modo che non vi siano discriminazioni di alcun tipo.
Niko è una donna per di più di una certa età. La sua esperienza a bordo è considerata essenziale, ma la sua autorità è seriamente messa in discussione (fino all’ammutinamento) da un equipaggio litigioso e poco attento ai pericoli a cui sta andando incontro. Il punto è che mentre loro si dirigono – con poche e confuse idee – verso un pianeta sconosciuto per raccogliere informazioni, gli alieni trovano il modo di introdursi tra i componenti dell’equipaggio e controllare ogni mossa di Niko. Del resto neanche loro si fidano molto dei terrestri e non sanno quali siano gli obiettivi segreti affidati alla comandante.
Sulla Terra intanto va in scena il solito dramma – anche qui siamo alla ripetizione di cose viste in tanti film sul tema – intorno all’oggetto luminoso e misterioso. Neanche a dirlo, dopo vari tentativi falliti, Eric riesce a stabilire un contatto con l’artefatto usando una sequenza musicale. Ma nonostante questo progresso che porta Eric a visitare l’interno della struttura, non si riesce a capire per quali motivi sia lì, visto che a ogni segnale di pace si accompagnano atti di aggressione.Accanto ad Eric compare, a un certo punto e a complicare le cose, Harper Glass, una famosa influencer con oltre 250 milioni di follower. Una via di mezzo tra una Ferragni che si occupa di alieni e una giornalista d’inchiesta. Inevitabilmente finisce per essere attenzionata anche dagli extraterrestri a cui evidentemente non dispiacciono gli approcci social con il pianeta che sono venuti a visitare.
Si capisce da come ho riassunto la storia che non trovo Another Life una serie tv da guardare. Anzi, mi sembra l’occasione giusta per segnalare un tema più generale, e cioè come il genere “fantascienza“, stretto tra l’angoscia per l’imminente fine della Terra e la necessità di sbrigarsi ad abbandonarla, e l’arrivo di una nuova ondata di tecnologia dove gli umani non dovranno fare altro che dare ordini a robot più o meno ubbidienti, ha ormai perso di ogni efficacia. Nelle storie più recenti, tutte segnate da un profondo pessimismo, non ci sono né spunti, né riflessioni che ci possono aiutare a capire meglio il nostro futuro.
Detto questo merita una citazione per il suo lavoro Katee Sackhoff (Battlestar Galactica, Longmire, The Mandalorian) che interpreta il capitano Niko. La serie è stata prodotta nel 2019 dalla Halfire Entertainment su un’idea di Aaron Martin per Netflix, che la distribuisce in Italia dalla scorsa estate. È in lavorazione la seconda stagione.
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