Rappresenta un tema ricorrente quello dell‘ansia nei giovani. Si sono imputate le cause prevalentemente alla pandemia, agli strascichi di anni fatti di emergenza e lockdown, in cui la socialità è stata fortemente minata. Ma davvero tutto è dipeso solo dal periodo in cui è dominato il Covid? La psicoterapeuta Stefania Andreoli, ospite della trasmissione di La7 “In altre parole”, ha scoperchiato un altro possibile fattore: la mancanza di trasgressione che caratterizza, in maniera più o meno marcata, l’adolescenza di tutti noi.



L’ipotesi prospettata da Andreoli può essere vista in maniera provocatoria. Ma se ci fosse invece del vero? La sua tesi parte dal presupposto che i giovani di oggi abbiano ‘super-genitori’, in perenne ricerca di perfezione, al punto da consentire la qualunque cosa ai propri figli, senza lasciare alcun margine di evasione. Da cosa potrebbero infatti evadere gli adolescenti se tutto è loro permesso? Sicuramente questo pensiero lascia spazio ad ampi spunti di riflessione.



COSA SUCCEDE AI GIOVANI? LA MANCANZA DI TRASGRESSIONE SI È TRAMUTATA IN ANSIA

Secondo la psicoterapeuta Andreoli i giovani non riescono a sfogare quella dose di ‘aggressività’ (non necessariamente violenta) nei confronti dei genitori, e così questa ‘carica’ di energia viene trasformata in ansia. Gli adolescenti si sarebbero cioè ammalati di ‘bravi bambini’, e questa ‘brava bambitudine’ ha fatto sviluppare in loro l’ansia. Ma non un’ansia qualunque. Si tratterebbe di uno stato patologico che li rende fragili di fronte a qualsiasi ostacolo o problema.



Da lì ne è seguita spesso l’esigenza di non andare a scuola e di isolarsi, senza nemmeno sentire il bisogno di incontrare i propri coetanei. In questo senso Andreoli scorge però anche un lato positivo: l’ansia può essere infatti vista anche come una grande amica, capace di far capire che qualcosa non va, e soprattutto capace di spronare a stare meglio. Ma perchè però tutto questo stato d’animo è saltato fuori dopo il Covid? “Perchè i ragazzi hanno potuto così dare la colpa alla pandemia e non ai loro genitori.” In definitiva la pandemia finisce con l’essere un capro espiatorio a cui attribuire la colpa del loro malessere, anzichè riversare il tutto sui genitori.