I motori si sono scaldati, il giro di pre-ascolti, ovvero quello che per i motori è il warm-up, è andato e quindi possiamo cominciare l’avvicinamento a Sanremo 2024 con le idee un pochino più chiare; certo, come ogni anno al primo ascolto, nella versione registrata per il rilascio discografico e quindi probabilmente diversa da quella live con l’orchestra del festival, la sensazione è che i pezzi siano un po’ sottotono; è capitato lo scorso anno e poi, alla fine del festival, la maggior parte dei pezzi erano di livello sufficiente o anche di più, capita anche per questa edizione, per cui cerchiamo di non sbilanciarci troppo.



Innanzitutto, la metà esatta dei partecipanti, 15 su 30, è esordiente al festival, tre vengono da Sanremo Giovani, ma gli altri 12 hanno già una loro carriera più o meno avviata, con dischi di successo come Geolier, che col suo rap partenopeo potrebbe rappresentare la sorpresa di questa edizione numero 74. Il rapper è solo la punta di diamante della scena hip-hop e trap contemporanea che domina tra i partecipanti, soprattutto nelle sue inflessioni pop e dance, tra tutti questi il pezzo migliore forse lo ha Mahmood che con Tuta gialla porta un pezzo su periferia e spaccio che chiama in causa la street credibility del cantante.



Non mancano i divi, soprattutto le dive, della canzone popolare nostrana e tutte ovviamente puntano alla vittoria: la più papabile è Annalisa, quella sulla cresta più alta dell’onda del successo, ma Emma Marrone ha uno dei brani migliori del lotto e Alessandra Amoroso (esordiente a sua volta in gara), stando al primo ascolto potrebbe avere le maggiori chance di vittoria, per il tipo di brano – il più sanremese tra quelli delle ex-amiche di Maria De Filippi – e la voglia di mostrare la sua voce.

Certosinamente composto per accontentare tutti i tipi di pubblico, dagli adolescenti agli anziani, e le varie sensibilità, parlando di disagio psichico, guerre, auto-miglioramente, il cast maturo riesce bene con Loredana Berté, un po’ di plastica nel brano ma trascinante, mentre delude con i veterani Fiorella Mannoia, che gioca al ritratto di donna surreale ma incappa nella monotonia, Ricchi e poveri, che tentano la carta revival giovanilista in modo discutibile, e soprattutto Nek e Renga in un brano senza spina dorsale; mentre per i ventenni il meglio viene da Rose Villain e Irama, che potrebbe regalare una bella performance. Gli amanti di suoni più raffinati troveranno con Diodato pane per i loro denti, ma se dovessimo scommettere oggi punteremmo sui Negramaro: il loro sembra il pezzo giusto per lanciarli (anche) nell’Olimpo sanremese.



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