È un problema noto ormai da decenni, con decine e decine di ricerche, studi ed analisi in merito, ma che tra i più difficili in assoluto da affrontare e – soprattutto – superare per la comunità medica e scientifica: parliamo della cosiddetta antibiotico resistenza, la ‘pandemia silenziosa’ protagonista del programma Farwest su Rai 1. Noto fin dall’alba dei tempi, è un fenomeno del tutto naturale, ma che è diventato un problema a partire soprattutto dagli anni ’40, quando in tutto il mondo è iniziata sempre più massicciamente l’adozioni (scorretta e a lungo deregolamentata) dei farmaci antibiotici, tanto che oggi l’Italia è uno dei Paesi europei con i dati peggiori sull’antibiotico resistenza, penultima prima solamente della Grecia.



Pur trattandosi di un problema noto e ben studiato, come dicevamo poco fa ad oggi non c’è una soluzione unica al problema, se non lo sviluppo (certamente difficile e lungo) di nuovi antibiotici che riescono a combattere i cosiddetti ‘super batteri’, ovvero quelli protagonisti dell’antibiotico resistenza e che non rispondono più ai farmaci in commercio. Per dare un’idea della difficoltà di sviluppo di nuovi antibiotici, secondo un recente rapporto dell’Oms dei 32 in fase di sviluppo in tutto il Mondo, 12 sono considerabili ‘innovativi’, mentre solamente 4 rispondo efficacemente ai patogeni critici.



Cos’è e come si è sviluppata l’antibiotico resistenza

Prima di arrivare ai dati veri e propri e – soprattutto – agli interventi messi in campo dal nostro Ministero della Salute, vale la pena fare una piccola digressione per ricostruire nei dettagli cos’è l’antibiotico resistenza, come si è sviluppata e perché è un problema che interessa tutto il mondo. Il primo dei tre punti è il più facile da definire, perché come fa intuire il nome si tratta di un fenomeno in cui i batteri non rispondono più correttamente agli antibiotici, ma – anzi – entrando in contatto con quelli più usati sono in grado di mutare e sviluppare ‘nuovi’ batteri più potenti e (potenzialmente) sconosciuti: questi ultimi sono i veri protagonisti dell’antibiotico resistenza.



L’origine del problema – come dicevamo – è naturale perché insita nel meccanismo stesso di funzionamento dei batteri (e anche dei virus, ma non è questo il caso) che per resistere in vettori sempre più medicalizzati hanno bisogno di diventare più forti ed aggressivi. A rendere l’antibiotico resistenza un vero e proprio problema è stato l’uso sregolato che per decenni si è fatto degli antibiotici, rendendoli di fatto inutili e causando una proliferazione dei citati ‘super batteri‘. 

L’antibiotico resistenza in Italia: il piano di prevenzione del Ministero

Venendo al succo: in Italia l’antibiotico resistenza si stima che causi la morte di almeno 19 persone ogni 100mila, mentre in Olanda (prima nella classifica dell’Oms) ne muoiono solamente 2 ogni 100mila; mentre in tutto il mondo le stima parlano di circa 700mila decessi annuali. Per promuovere una nuova azione congiunta e diffusa contro i super batteri, il Ministero della Salute ha approvato lo scorso febbraio il Piano nazionale di Contrasto all’Antibiotico Resistenza (PNCAR) che durerà fino al 2025 ed è concentrato attorno al concetto di ‘One Health’ e a sette differenti tematiche di intervento, dall’informazione fino alla comunicazione, senza tralasciare la ricerca e la cooperazione, fermo restando interventi su umani, animali e ambiente.

Di fatto il PNCAR promuove una sorveglianza e un monitoraggio più precisi sull’uso di antibiotici in tutta Italia, mentre incentiva la ricerca medica sullo sviluppo di nuovi antibiotici. Dal punto di vista di ognuno di noi, invece, il consiglio migliore per prevenire l’antibiotico resistenza è quello di assumere il minor numero di antibiotici possibili, esclusivamente sotto prescrizione medica e nei limiti di tempi e quantità fissati dal medico: è importante tenere sempre a mente che gli antibiotici funzionano solo contro i batteri e non vanno mai assunti per combattere i virus, le malattie o le infezioni non batteriche.