Come fanno le costruzioni dell’Antica Roma ad essere ancora in piedi?

L’Antica Roma è diventata famosissima nel mondo per parecchie ragioni ed ha lasciato dietro di sé delle importanti testimonianze, tra cui parecchie costruzioni ancora intonse. Le loro strutture ed infrastrutture, infatti, hanno resistito quasi perfettamente alla prova del tempo per oltre 2.000 anni in un modo che, prima di oggi, appariva quasi inspiegabile. Tuttavia, in questi giorni direttamente dal prestigioso Mit di Boston è arrivata una spiegazione a questo millenario segreto.



Secondo quanto scoperto da una serie di ricercatori sparsi in tutto il mondo, tra cui alcuni italiani, nell’Antica Roma le costruzioni erano fatte soprattutto in calcestruzzo. Un materiale di costruzione diffusissimo in passato e che negli anni è stato progressivamente sostituito per via di due ragioni principali: l’ampio costo ambientale che presuppone produrlo, e la scarsa durevolezza e resistenza dello stesso. Ed è proprio per questa ragione che per lunghissimi anni non si è mai capito come, nell’Antica Roma, facessero a creare strutture ed edifici che ancora oggi appaiono stabili e durevoli, tra il Colosseo, il Pantheon e gli acquedotti sparsi in tutta Italia.



Il segreto dell’Antica Roma: la calce viva auto rigenerante

Proprio da questo dubbio, insomma, si è mosso lo studio che ha portato una volta per tutte a scoprire il segreto delle costruzioni dell’Antica Roma. Secondo quanto scoperto da Mit, e pubblicato sulla rivista Science Advances, il calcestruzzo romano era sapientemente miscelato con la calce viva. Sarebbe proprio quest’ultima che, dal contatto con l’acqua, si scioglierebbe, rigenerando letteralmente le crepe delle strutture.

Lo studio sul segreto dell’Antica Roma è partito nel 2017 ed avrebbe portato ai primi risultati solamente in questo momento, ma si tratta comunque di una scoperta importante e che potrebbe rivoluzionare il campo delle costruzioni. A spiegare il segreto è la guida del team del Mit, Admir Masic, al quotidiano Repubblica: “Il procedimento usato nell’Antica Roma si chiama Hot mixing, consiste nell’aggiungere alla miscela di calcestruzzo anche calce viva, che, reagendo con l’acqua, riscalda la miscela. Questo procedimento porta alla formazione di ‘granelli’ di calce: sono loro a permettere l’autoriparazione. Quando il calcestruzzo moderno si fessura, entrano acqua e umidità e la crepa si allarga (..) i granelli di calce, inglobati nel calcestruzzo, si sciolgono e forniscono gli ioni di calcio che ‘cicatrizzano’ e riparano le crepe“.