Continua il dibattito sugli anticorpi monoclonali, le  “pallottole” in grado di contenere e sconfiggere il virus. L’Italia è pronta a recitare un ruolo da protagonista ma servono ancora 4-6 mesi per averlo disponibile. Nonostante ciò, diversi Paesi hanno iniziato ad utilizzarli e i risultati sono palesi: oltre ad aver permesso la guarigione di Donald Trump, gli anticorpi monoclonali «possono salvare migliaia di pazienti, evitare ricoveri e contagi, ma decidiamo di non spararli. Non si spiega», ha spiegato il virologo Massimo Clementi ai microfoni de Il Fatto Quotidiano.



In attesa del vaccino Covid, infatti, gli anticorpi monoclonali potrebbero fornire un aiuto importante nella lotta al Covid-19: in tre giorni neutralizzano il virus ed evitano così il ricovero dei pazienti. Bastano 2-3 giorni per guarire i malati «senza apparenti effetti collaterali apparenti» e bastano 1.000 euro per un trattamento completo, cifra da non sottovalutare considerando che servono 850 euro per ricovero giornaliero.



ANTICORPI MONOCLONALI, RICCIARDI: “AVREI ACCELERATO”

Come evidenziato da Il Fatto Quotidiano, gli anticorpi monoclonali sono stati sviluppati dalla multinazionale americana Eli Lilly e gli effetti positivi del trattamento sono stati dimostrati in uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. L’Fda negli Usa ha autorizzato l’uso di emergenza, mentre in Europa si attende ancora il via libera dell’Ema, che non autorizza medicinali in fase di sviluppo. Gli Stati europei possono però muoversi per l’acquisto e infatti la Germania non ha perso tempo. L’Italia, invece, è ancora fermo.



L’Italia ha investito 380 milioni di euro nella produzione di anticorpi monoclonali nostrani, ma la sperimentazione clinica deve ancora partire e la produzione prenderà il via solo nella primavera del 2021. E difficilmente si opterà per l’acquisto dalla multinazionale americana: Arcuri e Aifa hanno ribadito che senza l’autorizzazione dell’Agenzia del farmaco europea non si andrà avanti.

«Io avrei accelerato. Con tanti morti e ospedalizzati, valutare presto tutte le terapie disponibili è un imperativo etico e morale», le parole al Fatto di Walter Ricciardi. Netto il professor Clementi: «È importante trovare il miglior farmaco possibile, ma non possiamo scartare a priori una possibilità terapeutica che altrove salva le persone. Una fiala costa poco più di un giorno di ricovero e ogni risorsa che risparmi la puoi usare per altro. Tenere nel fodero un’arma che si dimostra decisiva è incomprensibile. Da qui, la mia sollecitazione all’Aifa».