Anticorpi monoclonali in grado di “uccidere” il coronavirus? Sono stati sviluppati da scienziati olandesi, israeliani e giapponesi, che così potrebbero dare una importante svolta alla battaglia contro il Covid-19. Al momento infatti non c’è una cura per sconfiggere il nuovo coronavirus, né siamo in grado di sapere se sia possibile eliminarlo, ma da quando l’epidemia è cominciata i ricercatori hanno cominciato a studiare Sars-CoV-2 e ad esaminare ogni opzione terapeutica alla ricerca di una funzionante. Ci sono farmaci che sembrano efficaci, come il remdesivir e gli anticoagulanti, che vengono impiegati in ospedale per provare a curare i contagiati. Nel frattempo, si fa strada un altro tipo di terapia dai risultati promettenti. Ci sono team diversi di ricercatori che sostengono di aver identificato gli anticorpi che possono eliminare il coronavirus. Ma non è neppure l’unica buona notizia: da questi anticorpi si possono sviluppare farmaci che potrebbero essere disponibili molto presto. Finora la plasmaterapia è la cura che si è rivelata più efficace, ma potrebbe arrivare un’altra “arma”.



“ANTICORPI MONOCLONALI UCCIDONO CORONAVIRUS”

La plasmaterapia è utile per fornire ai malati di Covid-19 gli anticorpi dei guariti rinforzando così il loro sistema immunitario. Si tratta di una strategia che funziona per altre malattie infettive e che viene usata da tantissimi anni. Il plasma dei pazienti che poi sono guariti ha già salvato molte vite, ma c’è un problema: non è possibile soddisfare la domanda. Allora un gruppo di ricercatori di Olanda, Israele e Giappone ha pensato di sintetizzare gli anticorpi, di ricrearli in laboratorio. Il prossimo passo è testarli sull’uomo attraverso studi clinici. Se si rivelassero efficaci, sarebbe ancor più facile trattare le persone contagiate. Un team dell’Università di Utrecht ha elaborato un anticorpo monocolonale chiamato 47D11 che prende di mira la proteina spike del Sars-CoV-2 e gli impedisce di replicarsi. Ma si è rivelato efficace anche contro il virus della Sars, il precursore del nuovo coronavirus. «Un anticorpo neutralizzante di questo tipo ha il potenziale per alterare il corso dell’infezione e di proteggere gli individui non infetti esposti al virus», ha dichiarato al Guardian il ricercatore Berend-Jan Bosch, il cui studio è stato pubblicato su Nature.



OLANDA ISRAELE E GIAPPONE VERSO FARMACO

Un lavoro simile è stato condotto dall’Israel Institute for Biological Research (IIBR), che stanno già procedendo per brevettare il farmaco e cercando di produrlo in massa. Il ministro della Difesa Naftali Bennet ha dichiarato che si tratta di una svolta significativa e che gli scienziati ritengono di poter bruciare le tappe. Il loro anticorpo però non ha ancora un nome. Si chiama VHH quello sviluppato dai ricercatori dell’Università di Kitasato, in Giappone, a cui ha lavorato anche la startup biotecnologica Epsilon Molecular Engineering. Questo anticorpo è molto più piccolo di quelli “tradizionali” ed è più economico da produrre. Altri paesi stanno lavorando agli anticorpi monoclonali. C’è la Corea, che prevede di avere un farmaco disponibile all’inizio del prossimo anno. Negli Stati Uniti ci sono invece almeno cinque team che stanno sviluppando farmaci simili. Tra questi c’è un candidato promettente che potrebbe essere pronto in estate. Serve che almeno uno di questi sia efficace sull’uomo per poter avere finalmente una cura contro il nuovo coronavirus.

Leggi anche

Mary Winston Jackson, chi è?/ La scienziata afroamericana che portò l'uomo sulla luna