Il contributo dei vaccini nella battaglia contro il Covid non è importante solo nel breve termine. Ci proteggono dalle forme gravi e dal rischio di morte, è vero, ma non solo. Sarebbero in grado di “addestrare” le cellule T dell’organismo, fornendo così un doppio scudo: da un lato ci sono gli anticorpi, dall’altro l’immunità cellulo-mediata. La conferma arriva dallo studio condotto da La Jolla Institute for Immunology che è stato pubblicato su Cell Reports Medicine, secondo cui le cellule T di persone guarite dal Covid o vaccinate con Moderna/Pfizer sono in grado di riconoscere le diverse varianti di Sars-CoV-2. Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), ha spiegato che le cellute T CD4+ “helper” e quelle CD8+ “killer” sono molto importanti: «Reagiscono in modo incrociato contro alcune varianti virali». Lo studio comprende quattro indagini sulle varianti che destano maggiore preoccupazione e ora è stato allargato anche alla variante Delta. «Le varianti ci preoccupano ma con questo dimostriamo che anche se c’è una diminuzione degli anticorpi, le cellule T rimangono in gran parte inalterate. E i vaccini funzionano ancora», afferma la dottoressa Alba Grifoni, ricercatrice di LJI.
Secondo questo studio l’impatto delle mutazioni nelle varianti Covid potrebbe essere limitato. «Possiamo presumere che le cellule T sarebbero ancora disponibili come linea di difesa contro l’infezione virale», ha dichiarato il professor Alessandro Sette del LJI, autore senior dello studio e membro del LJI Center for Infectious Disease and Vaccine Research.
CELLULE T E L’IPOTESI DI UN VACCINO PAN-CORONAVIRUS
Il vaccino Janssen di Johnson & Johnson non rientra in questo studio perché non era disponibile al momento del lancio dello stesso, pertanto non è stato possibile verificare se ciò vale anche per vaccini con “tecnologia” differente. Quindi, sono stati esaminati guariti e persone vaccinate con Moderna o Pfizer, insieme a persone mai esposte al coronavirus. I ricercatori hanno testato le risposte delle cellule T con le varianti Alfa, Beta, Gamma ed Epsilon scoprendo che i vaccinati e i guariti avevano cellule T reattive incrociate che potevano colpire le varianti. Visto che alcuni vaccini perderebbero efficacia contro le varianti, si può pensare alle cellule T come sistema di backup: se il coronavirus supera gli anticorpi ma si hanno le cellule T del vaccino, allora si può comunque fermare l’infezione. I ricercatori sono ora alla ricerca di nuovi modi per sfruttare la risposta delle cellule T. I futuri richiami, ad esempio, potrebbero incrementare l’immunità. Ma si pensa anche ad un vaccino universale, pan-coronavirus, che allenerebbe l’organismo a riconoscere dettagli strutturali, come elementi della proteina spike. «Questa ricerca dimostra che un vaccino pan-coronavirus è fattibile», dichiara afferma la ricercatrice Alba Grifoni.