Le risposte anticorpali indotte dal coronavirus e dai vaccini anti Covid sono diverse. La conferma arriva anche da uno studio, pubblicato in preprint su medRxiv e condotto da scienziati degli Stati Uniti e del Canada, secondo cui l’infezione naturale induce anticorpi IgG e IgA-specifici con attività neutralizzante nella saliva e nel plasma, mentre i vaccini a mRna inducono titoli elevati di anticorpi IgG-specifici con un significativo potere neutralizzante nella saliva. Ma questa è una notizia comunque importante, perché i vaccini, oltre a indurre anticorpi neutralizzanti sistemici e una risposta delle cellule T, sono in grado anche di indurre anticorpi mucosali contro il coronavirus.



Però nei vaccini a mRna le risposte anticorpali nel plasma e nella saliva sono più robuste rispetto a quelle indotte dal vaccino Johnson & Johnson a vettore virale. Non solo, i livelli nel primo caso sono paragonabili a quelli osservati nell’infezione naturale. In particolare, gli individui con alti livelli di anticorpi IgA salivari hanno evidenziato un picco nei titoli anticorpali neutralizzanti dopo la seconda dose di vaccino anti Covid.



VACCINI E ANTICORPI NELLA SALIVA: TRASMISSIONE RIDOTTA?

Quali sono le implicazioni di questo studio? I risultati rivelano che i vaccini con tecnologia a mRna somministrati per via intramuscolare possono indurre una risposta anticorpale mucosale, oltre che una robusta risposta anticorpale sistemica. A spiegare bene cosa ciò voglia dire è il professor Ross Kedl, che insegna immunologia e microbiologia alla University of Colorado School of Medicine. Se si entra in contatto con il coronavirus, si può avere la stessa carica virale di un non vaccinato contagiato, ma essere meno infettivi.

«Il virus nella cavità nasale della persona vaccinata dovrebbe essere rivestito di anticorpi e quindi meno infettivo e trasmissibile del virus derivato da un non vaccinato, anche a parità di carica virale. Esattamente quanto meno è ancora da determinare. Ma è una buona notizia a prescindere», ha dichiarato l’esperto. Stabilire quanto i vaccinati possano trasmettere il coronavirus è però importante per valutare la necessità delle mascherine: «Se solo del 10% dei vaccinati contagiati può trasmettere l’infezione ad altri, allora la raccomandazione delle mascherine per loro potrebbe non avere abbastanza valore».