Le Elezioni Presidenziali negli USA di oggi 3 novembre 2020 non sono solamente lo scontro tra Donald Trump e Joe Biden, rispettivamente candidato repubblicano e democratico, ma hanno visto negli ultimi mesi (e potrebbero vedere se, come alcuni temono, vi fosse una lunga coda nel determinare il vincitore, anche uno scenario di caos istituzionale all’indomani del voto) scendere in campo anche altre ‘forze’ che in misura più o meno diversa potrebbero aver influito sull’esito. Oltre ai Proud Boys citati dallo stesso Presidente in carica e al movimento del Black Lives Matter, un attore da tenere in considerazione è quello del movimento Antifa che negli Stati Uniti è molto forte e da quasi quindici anni a questa parte è una delle principali organizzazioni militanti che sul territorio contrasta invece gli emergenti gruppi di destra. Tradizionalmente di sinistra, antifascista e antirazzista, è un movimento diffuso e destrutturato che fa riferimento a una piattaforma a cui aderiscono a loro volta diversi gruppi. Proprio in vista delle Elezioni e a seguito degli scontri scoppiati dopo l’omicidio di George Floyd, e temendo una loro ingerenza, di recente Trump aveva proposto una sua messa al bando. Vediamo quale è la situazione nel Paese e quali sono i contorni degli Antifa a stelle e strisce.



IL MOVIMENTO “ANTIFA” NEGLI USA

In genere la nascita di un movimento Antifa negli USA si fa risalire al 2007 a Portland e, come detto, i confini col BLM, Occupy, le organizzazioni di anarchici e i collettivi punk sono molto labili: già nel 2016, saldandosi con i black bloc, gli antifascisti avevano partecipato alle proteste successive all’elezione di Trump, segnalandosi negli ultimi anni anche per diversi scontri nel Paese con organizzazioni di destra neonaziste e con il movimento suprematista bianco, dando origine a quel clima di tensione che è stato una costante in questa campagna elettorale e promette di incendiarsi qualunque sia il risultato del voto. Dal 2017 (anno degli scontri di Charlottesville, Virginia) è noto come l’FBI e il Dipartimento di Sicurezza Interna monitorino non solo le attività dei Proud Boys ma pure quelle degli Antifa, alcune frange dei quali sono sospettate di essere in relazione al terrorismo. A rendere liquido e difficilmente incasellabile il fenomeno è pure il fatto che Azione Antifascista non ha un vero leader ma si coordina tra le diverse città americane in piccoli gruppi in maniera ‘orizzontale’ e secondo il New York Times ha preso forza proprio sotto l’attuale presidenza, contrastandone la vicinanza a gruppi di estrema destra e al crescente peso del White Supremacy.



IL ‘BAN’ DI TRUMP E IL RUOLO NELLE ELEZIONI 2020

Insomma il movimento Antifa negli USA può essere definito una “galassia” di gruppi di estrema sinistra e cellule locali prive di qualunque struttura gerarchica, solo alcuni dei quali però teorizzano lo scontro violento come strumento di lotta (si vedano i black bloc). Tuttavia anche dal fronte democratico sono arrivate critiche negli ultimi anni, non trovando una sponda nei principali esponenti del partito che ha candidato Biden alla Casa Bianca: anzi una delle figure dem più autorevoli come Nancy Pelosi ha in diverse occasioni duramente condannato le proteste violente e auspicato l’arresto dei suoi principali ispiratori, pur sottolineando la bontà di alcune cause che vengono portate avanti; idem per i dem più “socialisti” alla Bernie Sanders e Alexandra Ocasio-Cortez che se ne sono sempre tenuti a debita distanza.



Infatti in questo universo complesso trovano posto pure gruppi di anarchici e punk oltre che organizzazioni nate dal basso per contrastare le politiche dell’alt-right americana. L’emergere vero del fenomeno però si è avuto con la saldatura alle proteste di Minneapolis successive alla morte di George Floyd anche se il concetto di Antifa è ben diverso da quello che intendiamo noi da questa sponda dell’oceano dove coinvolge tutto un mondo di associazioni e gruppi non violenti e che non raggiungono il radicalismo dei “cugini” a stelle e strisce. Sempre secondo il NYT, fatta eccezione appunto per le frange più violente e sospettate di collegamenti col terrorismo, pare comunque difficile inquadrare il movimento Antifa come una organizzazione terroristica e ricevere per legge un “ban” come promesso da Trump se sarà rieletto, anche perché spesso le varie cellule sono molto diverse tra loro e questa mancanza di coordinamento a livello intestatale non le rende una minaccia per la sicurezza nazionale.