Matteo Viviani
per Le Iene si è occupato di un servizio molto spinoso basato sulla “mafia dell’antimafia“. La nuova inchiesta parte da alcune intercettazioni telefoniche che vedono protagonisti da una parte Silvana Saguto, ex magistrato oggi radiata dall’Ordine ed ex presidente misure di prevenzione di Palermo e dall’altra “Tanino”, avvocato Cappellano Seminara, tra gli amministratori giudiziari più noti nel capoluogo siciliano. Le intercettazioni in questione risalgono alla mattina del 15 maggio 2015, successiva alla messa in onda di un servizio de Le Iene proprio di Matteo Viviani sull’antimafia e sui beni sequestrati ai mafiosi e gestiti dagli amministratori giudiziari. Tra i temi trattati proprio i rapporti poco chiari che la Saguto avrebbe avuto con l’avvocato Seminara. Dopo quella intercettazione, il giudice, l’avvocato e altre 13 persone tra parenti e amici sono state rinviate a giudizio dal tribunale di Caltanissetta per abuso d’ufficio, falso materiale, corruzione, associazione a delinquere. Ovviamente tutto ciò ha minato inevitabilmente la credibilità di una istituzione importante nella lotta alla mafia. Ma cosa ha portato alla sbarra l’antimafia di Palermo? Le Iene hanno ricostruito l’intero percorso iniziato proprio nel maggio del 2015, quando per la prima volta Le Iene incontravano uno dei simboli della lotta alla mafia, Pino Maniaci. Ad essere oggi sotto processo c’è anche lui, che in tempi non sospetti denunciò quanto accadeva all’ombra delle misure di prevenzione. Nel mirino proprio gli amministratori giudiziari. “I beni tolti ai presunti mafiosi vengono amministrati da amministratori giudiziari che riescono a svuotare un patrimonio di miliardi di euro che dovrebbero tornare alla collettività e che invece diventa quella che noi abbiamo definito ‘la mafia dell’antimafia”, diceva il giornalista.
CASO SAGUTO: L’INCHIESTA DE LE IENE
Facendo leva sulla fiducia che il giudice riponeva nei confronti degli amministratori giudiziari, alcuni di loro ricevevano spesso compensi davvero importanti, fino a 3000 euro ad azienda portando spesso alla chiusura di molte aziende e al licenziamento di migliaia di lavoratori. Eppure già allora la Saguto smentiva tutto: “Non è vero che le imprese falliscono con una frequenza preoccupante. A Palermo le imprese non falliscono, almeno finché le amministra il tribunale”, diceva. Altro ruolo cruciale era svolto proprio da Cappellano Seminara, il “re” degli amministratori giudiziari, come lo ha definito la stampa, e che oggi è uno degli imputati chiave nel processo a Caltanissetta. Nei mesi prima alla sua iscrizione nel registro degli indagati, Seminara negava di avere contemporaneamente sotto amministrazione giudiziaria numerose aziende, parlando di “30, 40 aziende”. Smentiva anche il presunto conflitto di interesse in merito all’amministrazione giudiziaria di hotel nonostante lo stesso fosse proprietario di un hotel a Palermo. In merito ai presunti guadagni, l’ex prefetto e questore di Palermo aveva parlato di “una tranche di 7 milioni”. Negli stessi mesi in cui Le Iene indagavano sulla questione, anche gli uomini della GdF di Palermo stavano intercettando i cellulari del “cerchio magico” attorno a Silvana Saguto che oltre alla telefonata con Seminara sarebbe stata intercettata anche con Carmelo Provenzano, coadiutore del tribunale di Palermo, attualmente imputato per associazione a delinquere, corruzione, falso ideologico e materiale.
LE INTERCETTAZIONI CHE IMBARAZZANO L’ANTIMAFIA
In quella intercettazione tra la Saguto e il prof Provenzano, quest’ultimo tende a scaricare le colpe su Seminara e a tal fine propone una strategia: “Io non farei nessun tipo di querele”, consiglia. “Agirei proprio di impatto”. Quindi il suo piano è coinvolgere i giovani (stesso pubblico de Le Iene) facendo convegni e, nel dettaglio, una giornata intersa sulla Saguto. Seminara, di contro, non è per nulla felice da quanto visto in tv: “Hanno tagliato tutto […] è come se non parlassi”. La sua soluzione? “Querela come tribunale”. La Saguto però sembra preferire alla fine la strada di Provenzano: “Non intendo fare casino”. A questo punto iniziano a scendere in campo le istituzioni, a partire da Francesca Cannizzo, ex prefetto di Palermo, amica della Saguto e attualmente imputata per concussione a Caltanissetta. Stando alle intercettazioni non era d’accordo a far emergere con la stampa la Saguto: “Devi scomparire dalla circolazione coma stampa”, diceva. Il meccanismo di difesa inizia così a prendere lentamente forma. L’ex prefetto propone alla Saguto una “rete di protezione” che avrebbe coinvolto anche un altro esponente importante delle istituzioni, il tenente e colonnello della guardia di finanza, Rosolino Nasca, oggi imputato per corruzione e rivelazione d’atti d’ufficio. Tra lui e la Saguto c’è una telefonata veloce con raccomandazioni chiare: “Non devi parlare con nessuno”. La rete di protezione attorno alla Saguto si rafforza sempre di più. Nel maggio del 2015 arriva sul Giornale di Sicilia un articolo firmato da Leopoldo Gargano che secondo la Gdf andrebbe a celebrare la figura della Saguto. Ma è solo il primo degli articoli in difesa della giudice spostando l’attenzione dal polverone mediatico ai rischi che corre la Saguto.
IL COINVOLGIMENTO DI PINO MANIACI
Ad un anno dall’ultimo servizio de Le Iene sulle misure di prevenzioni, Pino Manici viene coinvolto in una operazione dei carabinieri nella quale vengono arrestate altre 10 persone tra mafiosi e capimafia della zona: “Al momento dell’arresto e della conferenza stampa io ero in mezzo ai mafiosi”. Il giornalista si ritrova accusato di aver chiesto denaro e favori ai sindaci della zona in cambio di un trattamento morbido del telegiornale che dirige. Ad accusarlo anche due sindaci che lo hanno portato ad un processo ancora in corso. “Oggi questi sindaci sono stati sentiti e uno di loro ha detto che non ha mai detto che io l’ho estorto”, ha spiegato il giornalista, rendendo noto uno dei tanti colpi di scena. “Io ho deciso all’eventuale prescrizione, io voglio essere condannato o assolto, me la voglio vedere tutta”, dice il giornalista a Le Iene. E la stessa Saguto sembra proprio avercela con Maniaci, come emerge dalle intercettazioni.