Provocatorio e schietto, ma anche decisamente anti-conformista specie sui temi che oggi sembrano “intoccabili”: è Michel Onfray a parlare nel suo ultimo libro “L’Art d’être français”, anticipato da ampi stralci sul quotidiano Express (e segnalato in Italia dall’ottimo giornalista del Foglio Giulio Meotti, ndr). Ne ha per tutti: dai movimenti per i diritti anti-razzisti a quelli sulla necessità di eliminare ogni differenza sessuale, ma anche per il climatismo e la propaganda islamica. Per Onfray la nostra civiltà – quella occidentale, fondata sui valori giudaico-cristiani – è vicina alla crisi irreversibile, “uccisa” dalla nuova “dittatura dei diritti” che mira a deostruire la nostra civiltà mentre gli occidentali sembrano distratti proprio dalla “tutela” di tali diritti.



«Nel nostro tempo non è più consentito essere conservatore», anzi, viene definito come conservatore chiunque oggi difenda le conquiste dell’illuminismo francese e del razionalismo europeo (ai tempi giudicati come reazionari ed eversivi). I diritti prima di tutto, ma a cosa porterà tutto ciò? Ecco che Onfray parte nell’invettiva dalle tematiche dei diritti e discriminazioni sul genere: «secondo le ideologie attuali non ci sarebbe più un uomo e una donna, non più maschi o femmine, non più un uomo con il pene o la donna con la vagina». L’odio per la natura, prosegue il filosofo ateo, «nasce dall’ignoranza orchestrata dai filosofi urbani e parigini, quelli dell’esistenzialismo e dello strutturalismo, fa dire ora alle persone che scegliamo il nostro sesso e che potremmo esser nati senza alcun genere».



LA NATURA E LA CIVILTÀ

Quella che Onfray chiama “indifferenza sessuale” è definita come un primo passo «verso un’artificializzazione dei corpi che mira alla lunga ad una meccanizzazione per renderli pienamente commerciali in un universo omogeneo trasformato dove in un supermercato unico si compra e vende tutto». Una sorta di “transumanesimo” dove la riproduzione viene costantemente deprivata di importanza e potrebbe essere tranquillamente sostituita da effetti artificiali: «questa artificializzazione delle nascite è la prima fase di uno stato universale in cui il corpo sarà una merce pura», ammette amaramente Onfray. Del resto il pensatore francese è lo stesso che in più occasioni ha ribadito come una legge “anti-omofobia” – esattamente come la nostra del Ddl Zan – non è tanto la «tutela delle persone omosessuali», quanto piuttosto l’input di voler inserire nel nostro ordinamento giuridico un tassello per arrivare alla «decostruzione sociale, culturale e antropologica del nostro popolo». Dai diritti al clima, il punto della questione non cambia: «Abbiamo il diritto di porre la domanda sul futuro della nostra civiltà. Ci spiegano che un giorno smonteremo la storia dell’Europa come buttiamo via un fazzoletto inutile. E poi erigeremo un governo planetario su cui i movimenti ambientalisti stanno lavorando senza accorgersene. L’ecologia è un formidabile cavallo di Troia per abolire i confini, poiché la salvezza del pianeta ignora le nazioni», scrive ancora Onfray sull’Express. Infine, il tema scottante del razzismo: secondo il filosofo ateo, si è passati dall’indegno colonialismo del passato all’attuale no meno degno “imbarbarimento” ideologico. «Il razzismo oggi, per cui non c’è più libero arbitrio e responsabilità individuale, è un razzismo che afferma come un nero o un arabo hanno sempre ragione qualunque cosa facciano perché il colore della loro pelle lo rendono vittima eterna». Non solo, conclude Onfray, «è razzismo contro i bianchi che oggi sbagliano sempre, qualunque cosa facciano. D’ora in poi c’è una sola giustizia: punire la società capitalista e i bianchi». Per tutti questi motivi, afferma laconico il filosofo francese, la nostra civiltà è condannata alla crisi finale: «Dopo duemila anni, il giudeo-cristianesimo ha fatto il suo tempo. Come con qualsiasi organismo vivente, arriva l’ora della morte. La nostra civiltà sta volgendo al termine. L’edificio giudaico-cristiano è aggredito come termiti nel quadro di una cattedrale. Arriva il giorno in cui la struttura in legno dell’edificio si sgretola in polvere».