Il giornalista ed avvocato Greg Lukianoff, anche presidente della fondazione Fire per i diritti individuali e di espressione, ha parlato dell’antisemitismo e della piaga woke nelle Università USA in un’intervista con il Foglio. Un tema che lo studioso aveva già messo al centro di un suo libro uscito più di 10 anni fa e che ora, forse più che mai, risulta essere sempre più importante, oltre che terreno di scontro.



Secondo Lukianoff, infatti, “ormai è chiaro che c’è un problema di antisemitismo” nelle università USA, che si accompagna ad una sempre più marcata cultura woke, sintomi peraltro dei “doppi standard che gli amministratori delle università sembrano applicare quando si parla di linguaggio offensivo nei confronti di studenti ebrei, rispetto a quando si parla invece di linguaggio offensivo nei confronti di altri gruppi”. Con la sua fondazione, inoltre, Lukianoff cerca proprio di monitorare “i tentativi di cancellare gli accademici“, al punto che tra cultura woke e antisemitismo, ma anche free speech, dal 2000 ad oggi sono state registrati “oltre 1.200 tentativi”, dei quali “circa tre quarti erano interni [e] provenivano da studenti, membri dal corpo docente e amministrazione”.



Lukianoff: “Antisemitismo e cultura woke perpetrati dai docenti giovani”

Questo punto cieco della libertà nelle università USA, combattute tra antisemitismo e cultura woke, secondo Lukianoff potrebbe essere specchio “dell’evoluzione inevitabile di un trend nell’istruzione universitaria. Il punto cieco e l’ipocrisia riguardanti l’antisemitismo (soprattutto quando è messo in comparazione con la fragilità che circonda altre comunità) sembrano proprio essere un sintomo del più profondo groupthink“, spiega lo studioso, ovvero “il pensiero di gruppo, unico, che ha caratterizzato la cultura in troppi campus americani”.



I peggiori anni per la libertà di espressione e di parola nelle università USA, tuttavia, secondo Lukianoff non sono tanti questi, fatti di antisemitismo e cultura woke, ma “il 2020 e il 2021” nei quali si sono registrati un terzo del 1.200 tentativi di cui prima. Anni in cui si è registrato “un aumento del 50% rispetto a quelli precedenti”, motivato soprattutto “dalle elezioni del 2020, dall’omicidio di George Floyd e dalle tensioni riguardanti le misure di sanità pubblica in pandemia”. Allo stato attuale, invece, nonostante il trend di aggressioni sia leggermente diminuito, con il farsi sempre più intense le battaglie sull’antisemitismo e sulla cultura woke nelle università USA, Lukianoff si dice preoccupato per “le nuove generazioni di professori. Sono ancora più politicamente omogenei”, spiega, “e ancora più ostili alla libertà di parola e alla libertà accademica, almeno secondo i sondaggi”.