Antonella D’Agostino, ex moglie Vallanzasca: l’incontro con Renato
Antonella D’Agostino, ex moglie di Renato Vallanzasca è convinta: “Se avesse detto la verità sarebbe libero da almeno 15 anni”. A detta della donna, intervistata da Giovanni Terzi per il quotidiano Libero, se Vallanzasca avesse raccontato tutta la verità sulla sua vita, giudici ed opinione pubblica probabilmente sarebbero stati più indulgenti nei suoi confronti: “Io non so perché si sia costruito una vita di menzogne, a partire dalla sua infanzia. Ma così è stato, purtroppo”, ha aggiunto l’ex moglie. Renato Vallanzasca, boss milanese della banda della Comasina, per i crimini commessi è stato condannato a quattro ergastoli e 295 anni di carcere.
Antonella D’Agostino ha raccontato di aver conosciuto Renato Vallanzasca da bambina, al Giambellino, periferia sud di Milano, dove entrambi vivevano. Un quartiere complicato, così come il giovane Renato che, a detta dell’amica, già da allora iniziò a raccontare bugie. “Proprio da lì, quando era ragazzino, ha iniziato a far diventare la bugia uno stile di vita per costruirsi la personalità del capo, quando in realtà è ben altra cosa”, ha commentato.
I grandi dolori di Vallanzasca raccontati da Antonella D’Agostino
A Renato Vallanzasca, la sua ex moglie Antonella D’Agostino ha dedicato parole di grande stima definendolo come “un uomo generoso e per nulla cattivo”, ma anche “narciso e bisognoso di attenzioni”. Per questo, a suo dire, “è stato disposto a costruirsi una vita da quattro ergastoli”. Secondo Antonella, la grande differenza tra di loro la fecero le rispettive famiglie: “sgangherata” e “precaria” quella di Renato, “normale, di lavoratori”, la sua. L’unico punto di riferimento di Vallanzasca sarebbe stato il fratellastro Ennio, “grande dolore della sua vita”: quest’ultimo fu infatti trovato morto in un campo. “Fu un colpo ferale per Renato: lui amava Ennio sopra ogni cosa, sono convinta che da quel dolore non si sia più ripreso”, ha commentato l’amica.
Vallanzasca iniziò a compiere le prime rapine all’età di 10 anni. Reati “stupidi”, secondo Antonella, dal momento che “rubava caramelle e qualcosa della spesa” per poi, a suo dire, regalarle agli anziani del quartiere o venderle per portare i soldi a casa. Antonella ha poi detto la sua su Emanuela Trapani, rapita a 18 anni nel ’76: a suo dire ci sarebbe stata una storia con Vallanzasca, ma precisa “non ho alcuna prova di questo”. Con Francis Turatello invece, Renato avrebbe avuto un rapporto di fratellanza. Anche la sua morte – “fu ucciso dai siciliani emergenti” – avrebbe rappresentato l’ennesimo colpo per Vallanzasca.
Dal matrimonio all’attuale forte amicizia
Nella lunga intervista a Libero, Antonella D’Agostino ha raccontato anche del momento in cui ritrovò Vallanzasca: “Dopo tanti anni di carcere si fece vivo anche in un periodo difficile della mia vita, quando ebbi una terribile disgrazia, e lui mi stette molto vicino”, ha svelato la donna. L’uomo cercò di spronarla in tutti i modi possibili: “Pensa che per spronarmi arrivò a dirmi che dovevo uccidermi”, ha svelato. Un modo a suo dire, per metterla davanti alle sue responsabilità. La donna ha poi ricordato anche come è stato il loro matrimonio (finito a causa delle “donne”): “Dal 1° maggio del 2005 sono riuscita a portarlo fuori dal carcere e fino al 2013 non ha commesso alcun reato. Il nostro matrimonio è stato molto bello e intenso, e il nostro rapporto, nato come amicizia, si è trasformato in amore per tornare adesso ad essere di grande e affettuosa amicizia”.
A causa di un furto di mutante però, Vallanzasca ha perso i benefici della semilibertà, ma per Antonella quello non fu un vero e proprio furto: “Renato non ha rubato le mutande, le ha messe nel sacchetto per distrazione”. Una difesa a spada tratta, quella della ex moglie, che ha aggiunto: “Io credo che sia inumano che una persona non possa redimersi e ricominciare una nuova vita. Difenderò sempre Renato e mi batterò “da amica” perché lui possa uscire in semilibertà”.