Hanno fatto il giro del web le dichiarazioni dell’immunologa Antonella Viola, immunologa e professoressa dell’Università di Padova, secondo cui il vaccino di AstraZeneca non dovrebbe essere utilizzato in Italia, a differenza invece dello Sputnik V, il siero russo che ha ottenuto risultati brillanti confermati ieri da Lancet. Parlando con Il Fatto Quotidiano la Viola ha confessato: “Rinuncerei del tutto al vaccino di Astrazeneca”, per poi rincarare la dose dicendo “penso che l’introduzione di questo farmaco danneggerà la campagna vaccinale“.
Ma come mai questa presa di posizione forte nei confronti del vaccino realizzato dal prestigioso ateneo Oxford in collaborazione con l’Irbm di Pomezia? “Hanno avuto una comunicazione non corretta con annunci non supportati dai fatti – ha spiegato ancora Viola – hanno commesso errori nei trial clinici, hanno prodotto un siero con efficacia limitata, non hanno presentato dati sufficienti per le persone con più di 55 anni…”.
ANTONELLA VIOLA: “MEGLIO SPUTNIK E JOHNSON & JOHNSON”
Il vaccino AstraZeneca continua quindi a far discutere, e dopo la decisione di ridurre le dosi da destinare all’Italia (al momento sarebbero circa 3.4 milioni), anche i risultati “carenti” sulle persone over 55, che come spiegato dalla Viola, rischiano di compromettere la campagna vaccinale. Meglio puntare su altro, prosegue quindi l’immunologa dell’Università di Padova, a cominciare appunto dallo Sputnik V, al vaglio dell’Ema: “Se proprio si deve introdurre altri vaccini perché non può esserci una produzione sufficiente di Pfizer e Moderna allora punterei sul russo Sputnik e quando sarà approvato sull’altro americano, Johnson&Johnson, che ha un’efficacia sopra il 70% sul SarsCov2 non mutato, ma ha il vantaggio di essere monodose almeno. Così potremmo raggiungere l’immunità di gregge entro la fine del 2021″. Sputnik V ha dato risultato molto positivi con un’efficacia pari al 91.6%: “Bisognerebbe approfondire – aggiunge e conclude la dottoressa – ma nel complesso il giudizio è positivo. Quindi direi, piuttosto produciamo più vaccini di quelli che presentano vantaggi piuttosto che svantaggi e incertezza”.