Antonella Zaini, co-proprietaria e membro del Consiglio di amministrazione della Luigi Zaini Spa ospite di Paola Saluzzi a L’ora solare. Stiamo dunque parlando di un’azienda che produce cioccolata e caramelle dal 1913 grazie al suo fondatore e ad Olga Zaini, straordinaria figura femminile. “Lei è molto presente – dice Antonella Zaini – per la storia che ha avuto, esemplare e molto contemporanea per l’importanza che sta avendo il mondo femminile al cosiddetto comando“. Paola Saluzzi fa notare alla sua ospite di essere a sua volta un esempio di questo tipo di approccio, ma Antonella Zaini si schermisce: “Io sono una discendente, quindi ho meno meriti“. La padrona di casa chiosa: “Io dico sempre che la frutta cade intorno all’albero, non finisce troppo lontano“. La storia aziendale inizia come detto dal nonno di Antonella, Luigi: “Lui nasce come importatore di nostro cioccolato, ma anche di confetture, di biscotti, di prodotti esteri, dall’Inghilterra. Avvia un laboratorio artigianale di cioccolato a Milano in quella che adesso è una zona molto di moda, corso Como. La sua è un’avventura che va subito molto bene“.



Antonella Zaini: “Vi racconto mia nonna Olga: donna al comando d’altri tempi”

Luigi Zaini sposerà Olga in obbligate seconde nozze perché lui rimane vedovo con due bambini. La differenza d’età di 13 anni a favore di Luigi non li spaventa: “Abbiamo ritrovato una lettera nei bauli di famiglia in cui lei accetta una proposta di matrimonio: si davano del voi! Sposa Luigi, hanno 2 figli che si chiamano Vittorio e Luisa, mentre Piero e Rosetta sono i figli del precedente matrimonio. Olga fa da mamma a 4 bambini, fa la moglie, la signora. Luigi però scompare molto velocemente, nel 1938, e lascia un testamento morale sia ai figli che ai dipendenti e investe formalmente sua moglie del compito di portare avanti l’azienda. Quello che è bello è che questa donna sembra tutto fuorché un capitano d’industria. Non sceglie di vendere l’azienda, sceglie di occuparsene, di portare avanti questo testimone. Quella era una generazione in cui nessuno si chiedeva ‘che cosa voglio fare’ ma ‘che cosa devo fare’. C’era un grande senso di responsabilità, anche perché allora l’azienda contava sui 250 dipendenti e non erano tempi facili. (…) Ancora oggi è un punto di riferimento continuo oltre che una figura evocativa. Mio fratello è andato in Costa d’Avorio dove stiamo cercando di aiutare alcune donne nell’avviare un’attività semi-industriale per la produzione di sapone e mi ha detto di aver incontrato una donna con lo stesso piglio di mia nonna“.

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