Antonello Venditti, ospite a Radio Deejay, ha parlato del rapporto coi suoi genitori, Vincenzo Italo e Wanda. “Mio padre è una persona che non rimpiango, è sempre con me. Ne porto le stigmate, io sono mio padre. Non bastano cinque minuti per descriverlo. Ho capito tardi di essere il suo proseguimento”, ha premesso. Poi ha ammesso che tra loro non sono mai mancate le discussioni. “C’era un rapporto sempre molto dialettico, anche forte. Ci siamo menati. Mio padre a un certo punto mi voleva dare un grosso schiaffone, io ho spostato il gomito per difendermi e gli ho rotto la mano”.
Nonostante ciò, col passare del tempo, Antonello Venditti ha compreso molto di più sulla figura paterna. “È una persona come non ne fanno più. È morto nel ’99, quando avevo quasi 50 anni”, ha ricordato. La mamma, invece, è morta successivamente, nel 2007. Anche con la donna, che era un insegnante, il rapporto non è stato dei migliori. “L’idea di mia madre è che io non dovessi avere mai una donna, la donna della mia vita doveva essere lei. Io sarei stato uno di quelli che poi sarebbe andato da mamma a mangiare tutte le domeniche. Mi voleva per sé”.
Antonello Venditti ripercorre i suoi più grandi successi
Antonello Venditti, oltre che del rapporto coi genitori, ha parlato anche di uno dei suoi più grandi successi, ovvero “Notte prima degli esami”, che in questo periodo è tornato di moda e che lo ha reso il patrono dei maturandi. Nonostante ciò, il brano fu pubblicato molto più tardi rispetto agli anni della sua Maturità. “Credo sia una mia particolarità, storicizzare dopo pochi anni quello che mi è accaduto. Io mi porto appresso tutta la mia vita e la storia che ho vissuto, che mi sono reso conto che è abbastanza interessante e folle, anche perché mi rendo conto che è la storia d’Italia”.
La canzone “Roma capoccia”, invece, è stata scritta quando Antonello Venditti era ancora bambino. “Avevo 13 o 14 anni. È presto? Dipende da quando tu cominci a vivere, a soffrire, a capire. Il fatto che io sia vissuto in una famiglia molto particolare ha fatto sì che nascesse un figlio molto particolare. Il pianoforte era il mio unico appiglio, perché ero completamente devastato da personalità fortissime. Era il mio rifugio”, ha concluso.