Antonino Cannavacciuolo: la terza stella Michelin

Antonino Cannavacciuolo ha conquistato la terza stella Michelin a Villa Crespi, il suo ristorante adagiato sul lago d’Orta. “È davvero significativo ricevere questa incredibile investitura nel giorno dell’anniversario con mia moglie, ed anche nel giorno in cui i miei genitori festeggiano i 50 anni di matrimonio. A pensarci bene ogni riconoscimento MICHELIN è coinciso con date speciali per la mia famiglia perché la prima stella del 2003 è arrivata nell’anno del matrimonio, mentre la seconda (nel 2006) con l’avvento di nostra figlia Elisa”, ha detto lo che di Vico Equense sul sito della celebre guida. Intervistato dal Corriere della sera, invece, Cannavacciulo ha fatto un bilancio dei suoi 25 anni di carriera, coronati da questo importante riconoscimento: “Io lavoro duramente da anni per questo obiettivo. Il mio primo ristorante tristellato è stato Don Alfonso ed era il 1996. E da allora ne ho girati davvero tanti. Certo non per divertirmi, ma per imparare. Per conoscere. Per progredire. Perché non mi bastava saper cucinare. Io volevo farlo al massimo della capacità. E per riuscire in qualcosa del genere devi impegnarti duramente. Non ci sono mezze misure, scuse o scorciatoie”.



Antonino Cannavacciuolo: la terza stella Michelin

Antonino Cannavacciulio, sempre accompagnato dalla moglie Cinzia Primatesta, ha preso in gestione Villa Crespi nel 1999: “Quando sono arrivato sul lago d’Orta conoscevano pochissimi pesci, e per lo più congelati. Io ho deciso di portare invece il mio patrimonio gastronomico… Nel 1999 la pasta secca non veniva messa da nessuno in un menu che aspirasse a prendere una stella. Almeno non da Napoli in su. E io invece sai cosa decisi di fare? Di mettere le penne nel mio menu. Una follia, per quei tempi, ma significava essere fedele alla mia filosofia di cucina e di vita”, ha detto al Corriere della Sera. Oggi Villa Crespi ha tre stelle Michelin, importante risultato di una scommessa fatta anni fa con il padre: “Riuscirò a diventare un grande cuoco”: “Io ho vissuto senza mio padre. Dico sul serio. Lui aveva la scuola al mattino. E poi il lavoro al ristorante, parliamo di lavori davvero difficili e usuranti. Lavori per i quali non si riesce a fare una vita normale. Ecco perché lui non voleva assolutamente che io facessi il cuoco”.

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