Antonino Spadaccino, ospite della trasmissione televisiva di Rai Due “Nei tuoi panni”, condotta da Mia Ceran, ha parlato della sua carriera, della sua vita privata e dell’amore nei confronti dei suoi genitori. In prima battuta, però, ha svelato un retroscena che riguarda Loredana Bertè, cantante che lui ha imitato nel corso della sua partecipazione al programma di Rai Uno “Tale e Quale Show”: “Io e Loredana ci siamo presentati insieme a Sanremo con un featuring, un duetto, ma non siamo stati presi. Questo brano è adesso chiuso in un cassetto: prima o poi…”.



Dalla tabaccheria di Foggia dei suoi genitori, ai quali lui, dopo la scuola, dava una mano sistemando il magazzino, Antonino Spadaccino all’età di 18-19 anni tentò l’avventura di “Amici” di Maria De Filippi: “Ero a Viterbo per il servizio militare e, tornando dalla visita, tutti si fermavano a Roma per i casting. Io mi dissi: ‘Quasi quasi ci provo’. Il primo tentativo non andò bene, il secondo così così. Al terzo fui preso: quella volta mi iscrisse mio padre, che è da sempre il mio primo fan”.



ANTONINO SPADACCINO RIVELA: “HO RICEVUTO CINQUE STANDING OVATION DALLA WEMBLEY ARENA”

Un’altra grande soddisfazione per Antonino Spadaccino è “made in UK”, come ha confessato egli stesso a “Nei tuoi panni”: “Sono andato a Londra per imparare meglio l’inglese e, contestualmente, c’erano i casting di X Factor. Esattamente come 18 anni prima ad Amici, volevo capire se il pubblico mi avrebbe capito. Arrivai sul palco della Wembley Arena, cantai ‘Say something’ di Christina Aguilera e ricevetti cinque standing ovation. Si alzò Robbie Williams e venne ad abbracciarmi sul palco: stavo svenendo!.

Oggi, Antonino Spadaccino è il caregiver della mamma: “Negli ultimi tre anni si è ammalata di Alzheimer. Perde degli attimi, alle volte non è lei, però poi ritorna. È come riavviare un motore – ha confidato l’artista –. Prendersi cura di un genitore affetto da questa malattia è un’esperienza nuova per me, è un’esperienza intima e totale. È esserci, è spronare, è trovare il modo per non fare sentire in difetto chi dimentica qualcosa. Io ho imparato a saltare il fosso e a girare intorno a ciò che lei si è scordata per ricucirle il vestito addosso”. Da ultimo, un rimando al body shaming subìto sin dal 2004: “Non vi va bene il mio corpo, con chi vado a letto, come mi chiamo… Ma vi volete dare una calmata?”.