Antonio Benarrivo, ex calciatore, ha ripercorso la sua carriera a Specchio. Dopo avere iniziato tra le fila delle giovanili del Brindisi ed avere trascorso due anni in Serie B tra le fila del Padova, riuscì ad approdare al Parma, squadra che militava in massima serie e dove sarebbe rimasto fino al ritiro. “Me ne sarei potuto andare, oggi mi sento un po’ c…, perché avrei potuto chiedere a Tanzi di liberarmi, di lasciarmi percorrere la mia carriera. Invece gli rispondevo sempre: ‘dottore, faccia lei quel che ritiene il meglio’. Lui mi rispondeva che era a Parma per vincere e lo avrebbe potuto fare solo tenendo i migliori giocatori”.
Poi, però, ci fu il crac, che non soltanto distrusse la società ma mise anche fine alla sua carriera. “È stato uno choc, per tutti. Un evento assolutamente inatteso. Ho deciso di non andare più avanti. Avevo fatto una scelta: restare a Parma per intraprendere poi la carriera dirigenziale. Cadendo Tanzi è crollato tutto”. È per questo motivo che ha cambiato vita, diventando un imprenditore edile. “Nel 1999 avevo acquistato un terreno. Giocai di anticipo, avevo intuito che non avrei potuto vivere per sempre di calcio. Considerato com’è finita col club, ci avevo visto giusto”.
Antonio Benarrivo: “Crac Parma fu choc”. Il Mondiale perso
Tra i ricordi dolorosi di Antonio Benarrivo non c’è soltanto il crac del Parma, bensì anche il Mondiale del 1994 perso in finale col Brasile. “È il più triste della mia carriera, è ovvio. Mi ha fatto davvero tanto male, per mesi ho sognato che ci facevano rigiocare la partita”, ha ammesso l’ex calciatore. Quelle gesta della Nazionale, tra l’altro, ormai sono piuttosto lontane, dato che all’ultima competizione mondiale gli azzurri non sono potuti scendere in campo. “Penso che dobbiamo ripartire dai vivai. Vivai italiani. Sennò ci scordiamo anche le prossime edizioni”.
La bandiera gialloblù, da parte sua, ha appeso ormai da tempo gli scarpini al chiodo. “Non scendo in campo per diletto, perché chi gioca occasionalmente moltiplica la sua furia agonistica di fronte al calciatore famoso, non si sa calibrare rischia di farti male. Lo faccio in occasioni benefiche, ma solo se in campo ci sono dei professionisti”, ha concluso.