Antonio Cabrini, campione del mondo del 1982, e fra i più grandi calciatori della storia del nostro Paese, è stato intervistato oggi dai microfoni del Corriere della Sera. Tanti gli argomenti trattati, a cominciare dall’infanzia: «Ho cominciato a giocare a calcio da bambino. E con me, a quattordici anni, su quel prato di Cremona c’era anche Cesare Prandelli. Sono cresciuto con il pallone e così anche le mie amicizie più care. Cesare è il primo». Sul padre: «Faceva l’agricoltore, una persona generosa e altruista. Non mi chiese mai direttamente di rinunciare al pallone, però so che faceva telefonate qua e là, all’allenatore, per esempio, con cui si informava sui miei reali progressi».
La mamma, invece, «mi accompagnava a fare i provini. Mamma complice? Be’ per anni lei ha risposto personalmente alle centinaia di lettere che arrivavano a casa». Antonio Cabrini è sempre stato considerato un bel giocatore, e la sua bellezza è andata di pari passo alla sua bravura: «A casa arrivavano migliaia di lettere – racconta – mamma rispondeva con pazienza a ogni singola dichiarazione, tanto che un giorno quelli delle Poste ci telefonarono: siccome li stavamo rendendo ricchi, vollero concederci una specie di annullo postale».
ANTONIO CABRINI: “IN CASO HO ANCORA 5 SACCHI DI LETTERE”
Ma Antonio Cabrini e la mamma non sono riusciti a rispondere a tutte le lettere: «No, in casa ho ancora cinque sacchi di quelli neri, dell’immondizia, pieni di lettere inevase. Povera mamma a un certo punto ha detto basta, non ne poteva più». A Cabrini non arrivavano solo lettere ma anche souvenir: «A un certo punto ci ritrovammo con una specie di museo in casa: trecce, ciocche di capelli, biancheria intima, fotografie, anelli».
E la fama di belloccio è stata anche motivo di aneddoti esilaranti: «Con i compagni ci si divertiva anche per questo. Una volta andammo a inaugurare uno stadio a Campobasso. Arrivammo con il pullman, figuriamoci se si poteva parlare di servizio d’ordine. I miei compagni decisero di farmi andare in avanscoperta per farsi quattro risate e così mi buttarono giù quasi di peso: nei circa cinquecento metri dal parcheggio all’albergo ho perso la camicia, mi hanno strappato parte dei pantaloni e mi sono ritrovato con le mani piene di catenine d’oro». E a proposito di donne e gossip, il collega del Corriere della Sera ha incalzato Antonio Cabrini su un flirt mai svelato: «Iris Peynado», splendida attrice di Non ci resta che piangere: «Una donna straordinaria. Invece Sonia Braga, che all’epoca era la donna di Robert Redford, me la presentò Gianni Minà, a New York, nel corso di una festa. Ma non è che io abbia avuto milioni di amori, eh».