Nella prima puntata di Nuovi Eroi, il programma di Rai3 che riparte da stasera con la terza edizione, ad aprire la terza stagione troveremo la storia di Antonio Calò, professore di Treviso. A lui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha consegnato l’importante riconoscimento dell’Onorificenza al Merito in quanto, insieme alla moglie Nicoletta, anche lei insegnante, ha aperto la sua abitazione ai migranti accogliendo in casa propria sei profughi. L’insegnante veneto nel 2015 ha deciso di spalancare le porte della sua abitazione accogliendo una squadra di ragazzi in fuga da un passato difficile, dando quasi scandalo nel paese in provincia di Treviso, Camalò. “Con quattro figli eravamo già abituati, tra amichetti, morosi e morose, ad avere tanta gente per casa”, aveva spiegato Nicoletta Ferrara in una intervista a Repubblica di qualche anno fa. Calò, professore di storia al liceo Canova di Treviso ha commentato cosa lo abbia spinto alla sua scelta: “Di solito lo schema è: si guarda, si soffre e si passa oltre, dopo aver spento la tv, mentre noi abbiamo sentito bruciare il nostro privilegio”. Per questo hanno deciso di condividerlo.



A rendere possibile la realizzazione del loro obiettivo, i quattro figli: il primogenito Andrea, Francesco, Giovanni ed Elena. “Senza di loro, ovviamente, niente di tutto questo sarebbe stato nemmeno pensabile”, hanno commentato in coro Antonio e Nicoletta. E’ stato loro, infatti, il sì finale al raddoppio del nucleo.



ANTONIO CALÒ E MOGLIE NICOLETTA PROTAGONISTI DI NUOVI EROI

Nonostante le difficoltà, Antonio Calò e la moglie Nicoletta sanno di aver fatto la cosa giusta: “Abbiamo scelto da che parte stare”, ha commentato la donna, “Sappiamo che non cambieremo il mondo, ma abbiamo cambiato il nostro. Semplicemente facendo spazio all’altro”. Quando hanno preso questa decisione hanno ammesso di non aver fatto bene i loro calcoli ma alla fine la mescolanza ha funzionato. Dopo quattro anni e mezzo i sei profughi accolti dalla famiglia del professor Antonio Calò hanno lasciato la casa in cui erano stati accolti dopo aver trovato lavoro. Il loro primo ingresso, come rammenta Famiglia Cristiana, era avvenuto l’8 giugno 2015 dopo essere scesi da un pullman partito dalla Sicilia. Oggi tutti loro possono contare su un lavoro regolare. “Il nostro sogno di un’altra accoglienza, diversa ma possibile si è realizzato”, aveva spiegato lo scorso anno Antonio, “Come padre di famiglia sento che il cerchio si è chiuso, com’è nella natura delle cose”. Così è accaduto anche per i loro quattro figli, per i quali Antonio e Nicoletta ci saranno sempre. “Come cittadino invece mi sento di dire che questa esperienza lascia una grandissima gioia e una forza morale incredibile. E’ una forma di accoglienza possibile. Si può fare. E se ce la può fare una semplice famiglia come la nostra non vedo come non ce la possa fare uno Stato”, ha aggiunto il prof.

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