18 mesi in carcere con l’accusa infamante di associazione mafiosa (‘ndrangheta), lo “sputtanamento” pubblico dopo il via libera del Senato al carcere, ma passano 5 anni e il Tribunale di Reggio Calabria non solo lo assolve da ogni accusa ma parla anche di “grave errore”: è di Antonio Caridi, ex senatore di Forza Italia, la vicenda clamorosa che conferma quanto ancora ci sia da fare oggi sul fronte giustizia. Era accusato di essere uno dei capi della cupola ‘ndrina “Gotha”: non era vero niente, solo che – a parte il suo partito – l’intero Senato votò a favore della misura cautelare preventiva per Caridi che si fece così 18 mesi di carcere prima di venire liberato e oggi assolto in Primo Grado.



«Per me la politica è finita il 4 agosto 2016. Farò il medico e basta, che poi è la cosa più bella del mondo», racconta a “Il Dubbio” l’ex senatore. Caridi credeva molto nell’innocenza, ma i giornali che lo hanno dipinto come «il mostro da mettere dentro subito», oggi sono inesorabilmente assenti, tranne qualche caso sporadico sui quotidiani garantisti. Lo hanno ferito tutti in quell’Aula, ad eccetto dei colleghi forzisti: «mi ferirono quelli del Pd, eccetto il senatore Luigi Manconi, che ha dichiarato in aula il suo voto contrario, perché è stato l’unico a leggere le carte. Poi i 5 Stelle. Molte persone di quella stessa parte politica, mentre io parlavo, giocavano con il telefonino o l’iPad. Qualche individuo, non lo chiamerei senatore, ha detto delle frasi che di notte mi capita ancora di risentire». Il Senato non fece nessuna indagine per accertare se aveva un senso l’accusa molto grave di “capo della cupola” per Antonio Caridi: migliaia di plichi di carta controllate in sole 24 ore, concedendo immediatamente il permesso di arrestarlo.



IL TRAGICO ERRORE E IL TRADIMENTO DELLA POLITICA

Tradito dalla politica, dagli ex colleghi e dai media per averlo lasciato in gattabuia per lunghi 18 mesi, completamente da innocente: «Il carcere rappresenta la civiltà di un Paese. E siamo un Paese incivile. Vivevo con cinque persone dentro cinque metri quadrati, con il bagno turco e senza docce. Ventidue ore al giorno chiuso in cella. Subito dopo essere uscito dal Senato ed essermi consegnato mi sono ritrovato in isolamento, in una cella due metri per due, senza prendere aria e con cibo inesistente. E questo per otto giorni», racconta ancora Antonio Cariddi a “Il Dubbio”, con dettagli agghiaccianti sulla sua esperienza in cella. «In 18 mesi ho sentito la mia famiglia due volte al mese e l’ho incontrata quattro ore al mese. Questo è il carcere, un posto dove non hai i servizi igienici e i riscaldamenti. E fuori è uguale: quando si manda in carcere una persona senza una prova per la stampa si è subito colpevoli. Vieni trattato come un criminale»: i giudici hanno stabilito che non vi erano motivi per l’arresto eppure è avvenuto lo stesso, «Era un modo per dimostrare al Paese di aver preso con le mani nel sacco un senatore». Ora però la giustizia dovrà cambiare e al più presto perché casi del genere – purtroppo non nuovi in Italia – non devono e non dovevano più accadere. Sui social, l’ex parlamentare Guido Crosetto tuona contro il “caso Caridi”: «Dopo 18 mesi di carcere in custodia cautelare, l’ex senatore Caridi di Fi è stato assolto in primo grado dall’accusa di mafia. Il Senato (grillino) autorizzò il tutto in 24 ore. I magistrati che lo vollero in carcere saranno in vacanza tranquilli e rilassati».

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