Per la procura di Vibo Valentia si è suicidato, per la sua famiglia il caso non è chiuso: sul maresciallo Antonio Cerra torna Farwest, ricostruendo su Rai 3 la vicenda relativa alla morte del maresciallo della Guardia di Finanza nella sua abitazione a Pizzo Calabro. Il giorno in cui è stato trovato morto, nel 2022, il luogotenente avrebbe dovuto testimoniare nel processo innescato dall’inchiesta Petrolmafie della Dea di Catanzaro, in cui aveva avuto un ruolo importante, contro un clan della ‘ndrangheta.



Per la sua famiglia diverse piste non sono state approfondite: il segreto d’ufficio sui rapporti informatici usati da Antonio Cerra, la mancanza dei risultati dell’esame sui residui di polvere da sparo, il mancato deposito dei video delle telecamere di fronte la casa (ne sarebbero state esaminate due). Per tutti questi motivi la famiglia del maresciallo ha presentato ricorso contro la richiesta di archiviazione della procura.



IL GIALLO DELLA SUICIDIO PREANNUNCIATO

Le indagini hanno rilevato il disagio a lavoro da parte di Antonio Cerra, che ai parenti raccontava di essere considerato una “spia” dai colleghi. Ci sono poi alcuni elementi inediti finiti nel ricorso alla richiesta di archiviazione, come gli esposti anonimi su presunte informazioni utili e sulla situazione alla Guardia di Finanza di Lamezia Terme. Secondo quanto riportato dal Domani, c’è una lettera anonima in cui «si preannunciava il suicidio di qualche militare».

La famiglia spera che ci siano approfondimenti anche sull’indagine per la presunta percezione indebita di straordinari da parte di alcuni colleghi di Antonio Cerra, il quale sosteneva di essere stato trasferito alla Guardia di Finanza di Lamezia Terme proprio per mettere ordine nel Gruppo, riscontrando però un «un clima di tensione».



I DUBBI DELLA FAMIGLIA SULLE INDAGINI

Le indagini sulla morte di Antonio Cerra hanno riscontrato criticità nell’ambiente lavorativo del maresciallo e il suo malessere, tanto da rivolgersi a una psicologa e di essere disposto a trasferirsi anche al Nord pur di lasciare quel reparto. I colleghi, come ricostruito dal Domani, avrebbero espresso un’ostilità tale da non obbedire alle indicazioni dell’ufficiale, nonostante fosse il comandante del gruppo operativo. Problemi aveva avuto anche con i superiori, i quali pare non fossero soddisfatti del suo lavoro a Lamezia e gli avrebbero intimato di congedarsi se non era in grado di sopportare lo stress.

Tutti elementi che per la procura di Vibo Valentia hanno alimentato il malessere di Antonio Cerra al punto da spingerlo al suicidio, ma quelle condotte comunque non erano «assistite dall’orientamento finalistico a procurare l’evento». Invece, per la famiglia del finanziere andavano ascoltati alcuni superiori, anche perché pochi giorni dopo la morte, la moglie avrebbe scoperto che il maresciallo avrebbe lasciato nel suo ufficio un plico importante chiuso che andava consegnato a un superiore, eppure la questione non è stata approfondita. Altrettanto anomalo per la famiglia è che ai colleghi da cui voleva allontanarsi sia stato «delegato all’incombente individuazione degli atti coperti da segreto».