Antonio Ciontoli potrebbe finire nuovamente nei guai. E’ quanto trapela in queste ore, riferito anche dal quotidiano Corriere.it, in merito alle indagini avviate contro l’assassino reo confesso di Marco Vannini, da parte della Procura di Civitavecchia. L’accusa a suo carico è di minacce aggravate. A portare i pm ad indagare sul conto del sottoufficiale della Marina, attualmente in attesa del terzo grado di giudizio in merito al delitto di Vannini, fidanzato della figlia Martina, avvenuto nella sua abitazione di Ladispoli la sera del 17 maggio 2015, sono state le dichiarazioni choc di un uomo, riferite durante una trasmissione televisiva. “Mi ha puntato la pistola contro dopo aver provato a tagliarmi la strada con l’auto”, ha raccontato il principale accusatore di Antonio Ciontoli, secondo il quale avrebbe sfoderato l’arma con l’intento di impaurirlo. E così una serie di frasi choc avrebbero portato all’apertura di un nuovo fronte giudiziario nei confronti di Ciontoli. “Ero sul tratto della via Aurelia nell’estate 2014, poco prima di Castel di Guido, lungo una discesa”, ha esordito l’uomo, nel raccontare i fatti. “Per una trentina di secondi una macchina dietro di me ha tentato di tagliarmi la strada. Usava gli abbaglianti”. Il racconto lo ha reso alla giornalista di Quarto Grado, Anna Boiardi. Quindi ha proseguito, ricordando ancora i fatti di cinque anni fa: “Ho rallentato un po’ perché pensavo che lo sconosciuto fosse alterato da qualche sostanza, ma quando ha accostato e io ho abbassato il finestrino lui, con viso molto duro, senza dir niente, mi ha puntato la pistola. L’ho riconosciuto subito appena l’ho visto in tv. Era il signor Ciontoli”.
ANTONIO CIONTOLI, L’INCHIESTA BIS SULLA MORTE DI MARCO VANNINI
Antonio Ciontoli, in un lungo interrogatorio, ha negato con forza quanto dichiarato dal sessantenne alla giornalista della trasmissione Mediaset, Quarto Grado. A tradirlo, proprio un altro episodio che lo vede coinvolto, ovvero l’uccisione di Marco Vannini e per la quale è stato condannato in Appello a 5 anni di reclusione per omicidio colposo. Il suo volto è diventato inevitabilmente virale, anche per via delle interviste rilasciate e questo ha permesso all’uomo che afferma di essere stato minacciato con un’arma di riconoscerlo e denunciare. Il guidatore avrebbe così ricollegato il viso di chi lo aveva minacciato nel 2014 riconoscendolo in colui che ha ammesso di aver sparato un colpo di pistola a Marco Vannini. Ulteriore tassello relativo all’inchiesta sulla morte di Marco, ha a che vedere con l’inchiesta bis rispetto a quanto avvenuto nella villetta di Ladispoli e che vede coinvolto il tenente Roberto Izzo che, secondo un testimone, avrebbe consigliato a Ciontoli di prendersi le colpe per non mettere nei guai il figlio Federico, presunto vero autore del delitto. Un’ipotesi attualmente al vaglio degli inquirenti e che ha portato a far indagare Izzo con l’accusa di favoreggiamento e falsa testimonianza.