Antonio Ciontoli ha risposto alle domande precise di Franca Leosini a Storie Maledette, ripercorrendo la drammatica sera del 17 maggio 2015, giorno in cui è morto Marco Vannini. Dal rapporto “intimo” con il fidanzato della figlia Martina (al punto tale da averlo visto più volte nudo) al modo in cui ha maneggiato l’arma dalla quale è poi partito quel colpo che ferì, uccidendolo, il giovane bagnino ventenne. “Ma lei, uomo delle forze dell’ordine, come ha fatto a maneggiare una pistola senza rendersi conto che c’era un colpo in canna?”, ha chiesto la giornalista, mettendo le mani avanti ed asserendo di non essere una esperta di armi. “Uomo delle forze dell’ordine non equivale a un esperto di armi”, si è giustificato lui, negando di avere avuto a che fare con le armi nel corso della sua carriera, essendo sempre stato relegato a ruoli di ufficio. Dopo aver ascoltato le telefonate drammatiche al 118, con le menzogne riferite, Ciontoli è scoppiato a piangere: “Sto aspettando di pagare penalmente, anche se l’ergastolo me lo sono dato da solo. Così come l’ho dato ai genitori di Marco”, ha ammesso. CLICCA QUI PER VEDERE IL VIDEO DELLA PUNTATA (Aggiornamento di Emanuela Longo)



“MARCO VANNINI? HO PREMUTO IL GRILLETTO E…”

“Quel colpo che arriva al cuore”, così scrive Storie Maledette sulla puntata relativa all’omicidio di Marco Vannini. Il ragazzo è morto per un colpo di pistola partito accidentalmente, per il quale è stato condannato Antonio Ciontoli in due gradi di giudizio. A Franca Leosini ha spiegato che quel giorno ha estratto le armi dalla cassaforte per dare loro una spolverata e per capire in che condizioni erano. «Ho estratto le armi dalla cassaforte per dagli una spolverata, una sistemata, e per vedere in che condizioni erano», ha spiegato Ciontoli. Poi ha ricostruito la dinamica dello sparo: «Ho caricato l’arma e istintivamente ho premuto il grilletto, per fargli vedere come funzionava. Nei primi secondi, non ho capito nulla di quello che era successo. Poi ho visto, all’altezza della spalla di Marco, un buchino con del sangue». Quando la conduttrice gli ha fatto notare che aveva maneggiato una pistola senza rendersi conto che c’era un colpo in canna, Antonio Ciontoli ha replicato: «Uomo delle forze dell’ordine non equivale a esperto d’armi. Io non sono mai stato esperto d’armi». (agg. di Silvana Palazzo)



ANTONIO CIONTOLI A STORIE MALEDETTE

Antonio Ciontoli

sarà il protagonista indiscusso del doppio appuntamento con la trasmissione di Raitre “Storie Maledette”, in onda domenica 30 giugno e martedì 2 luglio. Franca Leosini, giornalista e “regina” della cronaca nera, accenderà i riflettori sull’uomo, sottoufficiale della Marina e inquadrato nei servizi segreti, il quale ha confessato di essere stato lui a sparare contro Marco Vannini la sera del 17 maggio 2015. Marco, all’epoca dei fatti fidanzato della figlia Martina Ciontoli, si trovava nella villetta di Ladispoli insieme al resto della famiglia ed a Viola Giorgini quando fu raggiunto da un proiettile che, spiegò Antonio agli inquirenti, fece partire da una delle sue armi incustodite per “errore”, versione poi modificata in “per gioco”. Secondo le sue parole, infatti, Marco si trovava in bagno a fare una doccia quando lo pregò di fargli vedere le armi. Proprio mentre lo stava facendo però, qualcosa sarebbe andato storto, facendo partire un colpo di arma da fuoco che inizialmente alla sua famiglia giustificò come un “colpo d’aria”. Ma fu davvero Antonio a sparare? O forse, in questi anni, ha sempre protetto il figlio Federico? E’ questo che l’inchiesta bis sulla morte di Marco Vannini, avviata dopo le dichiarazioni si un testimone, sta cercando di appurare.

ANTONIO CIONTOLI, RICORSO IN CASSAZIONE

Antonio Ciontoli

è il principale imputato nel processo sull’omicidio di Marco Vannini ed il prossimo 7 febbraio tornerà a sedere in un aula di tribunale in occasione della sentenza di Cassazione. Un giorno importante per la sua famiglia ma ancor di più per quella della vittima in quanto potrà confermare o ribaltare le condanne finora inflitte dalla Corte d’Assise e poi da quella d’Appello nei confronti dei Ciontoli ed in particolare del capofamiglia. In primo grado, Antonio Ciontoli fu condannato a 14 anni per l’omicidio volontario del giovane ventenne. Durante l’Appello però, avvenne un colpo di scena che fece indignare la famiglia della vittima, l’opinione pubblica ed il mondo del giornalismo, da sempre molto vicino a Marina e Valerio, genitori di Marco. Antonio Ciontoli, infatti, fu condannato ad appena 5 anni di reclusione, pena notevolmente ridotta in quanto il reato fu derubricato da omicidio volontario a omicidio colposo. In quell’occasione fu invece confermata la condanna a 3 anni per i restanti membri della sua famiglia mentre fu assolta Viola Giorgini. In occasione dell’intervista ad Antonio Ciontoli la madre di Marco Vannini si è ancora una volta scagliata contro l’uomo, criticando anche la trasmissione Storie Maledette. Al programma Chi l’ha visto ha infatti dichiarato: “Noi non siamo stati avvisati di questa intervista. Questa cosa mi ha fatto rimanere molto molto male perché, tra le altre cose, stiamo parlando del caso che riguarda mio figlio”. E sull’uomo che ha ammesso di aver sparato al ragazzo: “Ciontoli non avrà mai il nostro perdono, mai”. L’uomo aveva già chiesto perdono ai genitori di Marco nel corso di una intervista a Il Dubbio e nella quale ammise: “Amavo Marco, lo porterò sempre sulla coscienza ma non sono un mostro”.