Rientrato a Milano dopo una breve vacanza a Ibiza, Antonio Conte parla per la prima volta da ex allenatore dell’Inter e lo fa in un lunga intervista alla Gazzetta dello Sport. Alla domanda del giornalista sulle sensazioni di tornare a Milano in veste diversa, l’allenatore salentino ha risposto dicendo di avere sentimenti contrastanti: “Fino a pochi giorni fa stavamo festeggiando lo scudetto, ma il velo di tristezza e di malinconia è stato immediatamente sostituito dalla enorme soddisfazione di incontrare tanti tifosi che per strada mi dimostrano affetto, stima e gratitudine: il loro dispiacere e quel ‘grazie mister’ che mi viene continuamente rivolto, vale per me quanto uno scudetto”.



Tuttavia Conte non rinnega la scelta, anzi. Non ha voluto entrare nel merito del divorzio con il club nerazzurro, ma ha sottolineato come non sia stato convinto dai progetti futuri dell’Inter, che non collimavano con le sue ambizioni e questo non gli ha permesso, per orgoglio personale e fiducia nel suo lavoro, di continuare, nonostante il contratto e un’eventuale proposta di rinnovo. “Non rimango dove non sono convinto”, questo il suo diktat.



Antonio Conte: “Faccio guadagnare più di quel che guadagno”

L’intervista prosegue poi toccando il tema economico e, anche su quello, il tecnico non transige: “A parte che faccio guadagnare molto di più di ciò che mi danno, ma poi le cifre le fa il mercato. Non gioco per partecipare, gioco per vincere, per quello mi pagano”. Parole decise, senza fronzoli, come la persona, come il tecnico, come le sue squadre e ormai non dovrebbero più nemmeno fare notizia, visto che sono state pronunciate dopo ogni divorzio, con Juventus e Nazionale, prima ancora che con l’Inter, seppure solo le vicende bianconere e quelle nerazzurre possano paragonarsi.



Questo è anche il motivo per cui avrebbe rifiutato il Tottenham, club ritenuto non all’altezza delle sue ambizioni, nonostante l’allettante proposta economica. Conte ha sete di sfide, si nutre di esse, le cerca costantemente, anche per una sorta di vanità personale, che, spesso, vale più di contratti lunghi e ricchi. E nella chiosa finale c’è tutto il suo pensiero: “Se pensassi solo ai soldi, in passato sarei rimasto dov’ero accettando compromessi. E invece sono disposto a starmene a casa se non mi convincono”. Probabile, a questo punto, che si prenda un anno sabbatico, prima di tornare ad allenare. Ma con Conte, mai dire mai…