Antonio De Marco, confermato l’ergastolo

È stata confermata in Appello la condanna all’ergastolo per Antonio De Marco, studente di 23 anni colpevole di aver ucciso due fidanzati a Lecce, Daniele De Santis ed Eleonora Manta. La coppia è stata uccisa il 21 settembre del 2020 nella loro casa: a togliergli la vita, quasi 80 coltellate. I giudici della Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Lecce ha accolto le richieste del procuratore generale Antonio Maruccia, confermando la sentenza di primo grado emessa dai giudici della Corte d’Assise di Lecce lo scorso luglio e dunque l’ergastolo.



Antonio De Marco è stato accusato di duplice omicidio con le aggravanti della premeditazione e della crudeltà: aveva raccontato di aver ucciso i due fidanzati “perché erano felici”. Il giovane, ex studente di scienze infermieristiche, uccise Daniele ed Eleonora nella loro casa in via Montello, dove convivevano da soli da pochi mesi. In precedenza per mesi avevano condiviso la casa proprio con De Marco.



Ergastolo e isolamento diurno per tre anni

Nella scorsa udienza il procuratore generale Antonio Maruccia aveva chiesto la conferma della condanna all’ergastolo oltre che, a carico dell’imputato, l’applicazione dell’isolamento diurno per un anno. La corte è stata ancora più severa: ha stabilito un isolamento diurno per tre anni.“Oggi sono un po’ più felice. Nessuno mi potrà dare indietro mia figlia, ma oggi Daniele ed Eleonora hanno avuto giustizia” ha dichiarato Rossana Carpentieri, mamma di Eleonora Manta, presente in aula a Lecce durante la lettura della sentenza in appello.



Non solo l’ergastolo per Antonio De Marco: i giudici hanno anche confermato il maxi risarcimento del danno disposto in primo grado per le famiglie della coppia. Durante l’arringa difensiva, i legali di Antonio De Marco hanno ribadito la necessità di una nuova perizia psichiatrica: a loro dire l’imputato sarebbe affetto da un vizio di mente ed incapacità d’intendere e di volere al momento dei fatti. L’istanza della difesa è stata rigettata dalla Corte d’assise d’appello secondo la quale De Marco avrebbe agito mosso “dall’invidia per i due fidanzati e per quello che realizzavano”.